martedì 12 ottobre 2021
Xi prende l'iniziativa e lancia un fondo da 232mila euro per aiutare i Paesi poveri a tutelare la biodiversità
Il paradosso della Cina che si candida alla guida del fronte “verde”
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La Cina ha fatto la sua mossa per candidarsi alla guida del fronte “verde”. Un paradosso per il Paese con il record mondiale di emissioni. Negli ultimi anni, però, Pechino ha cercato di scrollarsi di dosso la fama di “grande inquinatore”. E insidiare la leadership climatica degli Stati Uniti, per altro piuttosto assenti nell’era Trump. Ora, con Biden, però, la situazione è cambiata. E l’ambiente si profila una partita in più nella competizione geopolitica per l’egemonia globale.

Ora la Cina ha un’occasione preziosa: è la nazione ospite del summit Onu sulla biodiversità che andrà avanti fino a venerdì in forma virtuale, per poi proseguire ad aprile, in presenza, a Kunming. E si sta dimostrando abile nello sfruttarla. Il presidente Xi Jingping, nell’atteso discorso odierno in video-conferenza, ha annunciato ieri il lancio di un fondo per aiutare i Paesi poveri a tutelare gli ecosistemi. Pechino vi contribuisce con appena 1,5 milioni di yuan (l’equivalente di oltre 232mila dollari) e “chiede e accoglie con favore tutte le parti disposte a contribuire”.

Secondo gli esperti, sono necessari mille miliardi l’anno per la protezione della varietà biologica mondiale. Il leader ha anche comunicato la creazione di un ampio sistema di parchi nazionali di 230mila chilometri quadrati. All’impegno ecologico in patria – sottolineano, tuttavia, gli esperti -, non corrisponde un analogo sforzo del Dragone all’estero, cioè nel Sud del mondo dove si registra il maggior impatto ambientale cinese. I progetti economici realizzati da Pechino in Africa e in America Latina sono spesso oggetto di forti critiche proprio per l’inquinamento prodotto e la devastazione degli ecosistemi.

"VERSO LA COP26"

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