mercoledì 3 giugno 2020
Dai documenti riservati diffusi dall'agenzia "Ap" emerge la reale preoccupazione dietro la facciata degli elogi
A Wuhan, in due settimane, sono stati compiuti dieci milioni di tamponi

A Wuhan, in due settimane, sono stati compiuti dieci milioni di tamponi - Reuters

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L’Organizzazione mondiale della sanità ha sempre elogiato pubblicamente la trasparenza della Cina, ringraziandola per avere «immediatamente» condiviso la sequenza del Sars-Cov-2. Ma forse, da ieri, cambierà la lettura di questo tanto discusso rapporto. L’agenzia americana Associated Press, citando materiale audio e documenti, ha infatti riportato, ieri, che Pechino ritardò il rilascio delle informazioni riguardanti il nuovo coronavirus responsabile della pandemia, ostacolando il lavoro dei funzionari dell’Oms nella prima fase dopo la scoperta di casi di polmoniti anomale a Wuhan. La Cina avrebbe ritardato la diffusione delle informazioni sia sul genoma del virus sia sui primi pazienti, rendendo difficile determinare la velocità di trasmissione del coronavirus. E sebbene l’Oms abbia continuato a elogiare la Cina – probabilmente proprio come “segnale” per sollecitare una maggiore trasparenza –, le registrazioni delle riunioni interne per tutto il mese di gennaio, le email e le interviste ottenute dall’Ap mostrano che i funzionari erano in realtà «frustrati», preoccupati che la Cina non condividesse abbastanza informazioni per valutare il rischio rappresentato dal nuovo virus, il che è costato tempo prezioso al mondo.

Le nuove informazioni fornite dall’Ap non supportano la narrativa sull’Oms né degli Stati Uniti, che hanno accusato l’Organizzazione di essere filocinese, né della Cina, con il presidente Xi Jinping che ha sempre sostenuto di fornire comunicazioni «tempestive» e «trasparenti». L’Ap ha scoperto che l’Organizzazione mondiale della sanità è stata in gran parte tenuta al buio, poiché il Dragone ha fornito solo le informazioni minime richieste. La frustrazione dell’Oms appariva chiara già nella seconda settimana di gennaio, prima dell’impennata di casi a Wuhan. Il direttore delle emergenze, Michael Ryan, aveva lamentato che la Cina non stava collaborando e che era necessario esercitare maggiore pressione per ottenere trasparenza. «Stiamo procedendo con informazioni minime, chiaramente non è abbastanza per una pianificazione appropriata », aveva dichiarato Maria van Kerkhove dell’Oms durante un incontro interno citato dall’Ap. La ricerca del genoma del coronavirus era già cominciata a fine dicembre scorso.

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