lunedì 13 aprile 2020
La rivelazione della Cnn. Documento del partito impone una serie di filtri prima della pubblicazione dei nuovi studi
Un manifesto a Belgrado celebra il presidente cinese Xi Jinping come colui che ha vinto la battaglia del virus

Un manifesto a Belgrado celebra il presidente cinese Xi Jinping come colui che ha vinto la battaglia del virus - Reuters

COMMENTA E CONDIVIDI
Aveva goduto di uno spazio di libertà. Ora quello spazio sta per essere chiuso. La rivelazione arriva dalla Cnn: le ricerche scientifiche sull'origine del coronavirus, prodotte in Cina, dovranno essere “filtrate”. Lo stabilisce una direttiva del governo centrale, di cui l'emittente televisiva è entrata in possesso, diktat subito recepito e rilanciato da due comunicazioni on-line pubblicate da due università cinesi, poi rimosse dal web.
In soldoni: tutto ciò che il mondo accademico cinese produrrà, da oggi in poi, deve essere controllato dal partito. E solo dopo potrà essere pubblicato.
L'obiettivo? Epurare la narrazione sull'origine dell'epidemia che sta mettendo in ginocchio il mondo e che in Cina sta rialzando la testa: 108 nuovi contagi, di cui 98 sono “importati”. Un'operazione che serve al gigante asiatico per scucirsi di dosso l'immagine di Paese “untore” per indossare quella più benevola di Paese soccorritore ma anche per garantirsi un patente di buon operato all'interno. Per Maria Repnikova, analista della Georgia State University, la crisi paradossalmente ha offerto una occasione al regime: «Il Partito comunista cinese sta usando la narrazione “abbiamo sconfitto il virus” come un'opportunità di ripulire la propria immagine e presentarsi come un attore capace non solo di affrontare il disastro ma anche di mettere a disposizione di altri Paesi la propria esperienza. L'obiettivo? Quello di presentarsi come leader mondiale nella lotta alla pandemia».

Il provvedimento rischia di avere una pesantissima ricaduta nella battaglia per arginare l'epidemia. Per un ricercatore cinese, che ha parlato a condizione di anonimato per paura di ritorsioni, si tratta di uno sviluppo preoccupante che probabilmente finirà per ostacolare la produzione di nuove ricerche scientifiche. «Penso che sia uno sforzo coordinato del governo cinese per controllare la narrazione sull'origine dell'epidemia e per dimostrare che essa non è nata in Cina. A questo punto non credo che tollereranno davvero qualsiasi studio oggettivo per indagare sull'origine di questa malattia». La Cnn ha contattato il ministero degli Esteri cinese per un commento che non è arrivato.
Quale sarà dunque il meccanismo che governerà la produzione di nuovo lavori accademici? Secondo la direttiva emessa dal dipartimento scientifico e tecnologico del Ministero della Pubblica Istruzione, «i documenti accademici sull'origine del virus devono essere gestiti in modo rigoroso».
La direttiva fissa i livelli di approvazione dei documenti. Primo filtro: i comitati accademici delle università. Secondo filtro: il dipartimento scientifico e tecnologico del ministero dell'Educazione sul cui tavolo arriveranno tutti gli studi. Terzo filtro: una task force che opera sotto il Consiglio di Stato. Solo a quel punto le università potranno divulgare e rendere pubbliche le ricerche. Il documento è stato pubblicato venerdì mattina per la prima volta sul sito web dell'Università Fudan di Shanghai, una delle principali università cinesi. Poi è stata la volta della China University of Geoscience di Wuhan. In entrambi i casi, segnala la Cnn, il documento è stato rimosso.
Da tempo la Cina cerca di offrire versioni alternativi sull'origine del virus. Il mese scorso, Zhao Lijian, portavoce del ministero degli Esteri cinese, aveva respinto nella palla nel campo avversario: il virus sarebbe stato portato in Cina dai militari statunitensi. La partita è insomma politica.
«Non sorprende che il governo cerchi di controllare la ricerca scientifica in modo che i risultati non mettano in discussione la propria narrativa sull'origine del virus e sulla risposta del governo alla crisi», ha commentato Yanzhong Huang, membro del Council on Foreign Relations con sede a Washington.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: