sabato 25 febbraio 2017
Con un filmato della durata di 20 minuti, diffuso sul Web, il Daesh ha rivolto un appello ai propri seguaci e agli aspiranti tali affinché «terrorizzino e uccidano i cristiani d’Egitto».
Famiglie cristiane egiziane, che vivevano nel nord della penisola del Sinai. Sono fuggite nella città di Ismailia per paura di attacchi da parte di gruppi terroristici (Ansa)

Famiglie cristiane egiziane, che vivevano nel nord della penisola del Sinai. Sono fuggite nella città di Ismailia per paura di attacchi da parte di gruppi terroristici (Ansa)

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Con un filmato della durata di 20 minuti, diffuso domenica scorsa sul Web, il Daesh ha rivolto un appello ai propri seguaci e agli aspiranti tali affinché «terrorizzino e uccidano i cristiani d’Egitto», accusati di essere alleati dell’Occidente nella guerra contro i veri musulmani. Una sorta di segnale, un via libera a ogni titpo di violenza. Nel video, montato con perizia tecnica come tutti i prodotti audiovisivi dell’organizzazione terroristica che ha fatto della priopaganda una delle sue armi più incidive, l’immagine del patriarca della chiesa copta ortodossa Tawadros III e quelle di affermati uomini d’affari egiziani, notoriamente cristiani, scorrono mentre una voce fuori campo invita a «liberare» il Cairo dagli infedeli. Poi, un uomo mascherato, che si identifica come Abu Abdullah al-Masry, annuncia che presto tutti gli jihadisti incarcerati nelle prigioni egiziane saranno liberi, essendo imminente la presa della capitale da parte dei combattenti islamisti. Al-Masry, nome di battaglia del 22enne Mahmoud Shafeek, è considerato oggi dalla polizia egiziana il responsabile dell’attentato verificatosi l’11 dicembre 2016 presso la cattedrale copta ortodossa di San Marco, al Cairo.

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