mercoledì 7 giugno 2023
Monsignor Visvaldus Kulbokas: è in corso tutto un lavoro di ricerca, di ascolto, di studio. È prematuro immaginare ora i prossimi passi
Papa Francesco con il nunzio Visvaldas Kulbokas

Papa Francesco con il nunzio Visvaldas Kulbokas - Ansa

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«Venire, sentire, immergersi nel dolore come martedì a Bucha: questo è lo scopo di questa visita che non è una visita politica per dire “stiamo cercando delle soluzioni”, ma una ricerca concreta su cui si dovrà riflettere». L’arcivescovo lituano Visvaldas Kulbokas è il nunzio vaticano a Kiev. E da ambasciatore della Santa Sede non ha mai lasciato Kiev, neanche quando la città stava per cadere in mano russa. È stato lui ad accogliere il cardinale Matteo Zuppi, preparando con cura i dettagli di questa visita che arriva tre settimane dopo l’incontro a Roma tra papa Francesco e il presidente Volodymyr Zelensky, il quale ieri ha ricevuto Zuppi e la delegazione vaticana tra cui Kulbokas.

Qual è stato il significato di questa missione?

La visita del cardinale Zuppi è in se stessa un segno di attenzione sia del Santo Padre verso la sofferenza ucraina, sia da parte delle autorità civili e religiose ucraine verso il Santo Padre.

Lei era presente all’incontro con il presidente Zelensky e conosce personalmente il capo dello Stato ucraino. Come giudica il colloquio di ieri?

Sincero, cordiale, importante. Un incontro di lavoro che si è svolto in un clima molto proficuo. Ricordo quanto ha detto il cardinale Zuppi arrivando qui, presentandosi come “inviato del Papa venuto per ascoltare”. Non è un gioco di parole. È la verità. Molti mi domandano quale è il senso e lo scopo di questa visita: lo scopo principale è stato ed è quello di ascoltare.

Ci saranno sviluppi?

Il cardinale Zuppi riferirà al Papa e certamente si dovrà riflettere su cosa fare dopo, ma prima di tutto si ascolta. Dunque il cardinale parlerà con il Santo Padre e lì si vedrà quali possono essere i passi successivi. Nessuno li ha stabiliti ancora, né il cardinale né altri, ma bisogna riflettere su quali siano le possibilità. È tutto un lavoro di ricerca, di ascolto, di studio. È prematuro immaginare ora i prossimi passi.

Il filo conduttore di questi incontri sembra quello dei diritti umani. Un tema ricorrente nel corso del dialogo con il commissario di governo per i diritti umani, nel colloquio con la vicepresidente Iryna Vereschuk, che coordina le iniziative per i bambini deportati e la situazione umanitaria nei territori temporaneamente occupati. Come pensate di corrispondere a queste necessità?

È stato molto importante parlare dei problemi riguardanti i prigionieri e i bambini in tutti i sensi, quelli deportati e in generale le necessità dell’infanzia. E proprio con la vice-premier si è molto parlato con una attenzione speciale anche per gli orfani. Bambini che non hanno nessuno e per i quali occorre un’attenzione speciale.

i bombardamenti nella notte e le notizie da Kherson. Quale è stata la reazione del cardinale Zuppi davanti questa continua serie di notizie che non depongono a favore di una disponibilità alla costruzione di percorsi di Pace?

Il cardinale naturalmente ha avvertito la presenza della guerra e si è immerso in questa realtà che genera nella popolazione paura e dolore. Ma allo stesso tempo ha sentito ed espresso nei colloqui una sincera gratitudine per voi giornalisti. Perché aiutate a sensibilizzare, a promuovere le azioni di solidarietà, anche a costo della propria vita come è accaduto anche di recente a Kherson e troppe altre volte in questa guerra. Anche il vostro lavoro è un contributo alla costruzione di una pace giusta.


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