sabato 11 giugno 2022
«Perché l’ho fatto? È il mio lavoro proteggere la nostra arte. E poi Maria è parte della comunità». Anatoli Haritonov non è un critico, è solo la guardia giurata del piccolo museo di storia e cultura
L’arte dell’Ucraina salvata dai «Monuments men»

Reuters

COMMENTA E CONDIVIDI

«Perché l’ho fatto? È il mio lavoro proteggere la nostra arte. E poi Maria è parte della comunità».

Anatoli Haritonov non ha l’aria solenne dei «Monuments men». In realtà, non ha nemmeno visto il film di George Clooney sulla squadra di esperti incaricata dai britannici di recuperare i tesori della cultura trafugati dai nazisti durante la Seconda guerra mondiale.

Anatoli non è un critico, è solo la guardia giurata del piccolo museo di Storia e cultura locale di Ivaninkiv.


Eppure si deve a lui se l’Ucraina non ha perso quattordici originali della sua pittrice più famosa: Maria Primachenko. Situata a meno di 40 chilometri da Chernobyl, la cittadina è proprio sulla strada per Kiev. Nella notte tra il 24 e il 25 febbraio, le truppe russe se la sono trovata davanti appena varcato il confine bielorusso. E l’hanno attaccata nell’intento di aprirsi un varco per la capitale. Per ore, l’esercito di Mosca ha martellato con l’artiglieria pesante. Prima dell’alba, un ordigno è caduto a pochi passi dal museo, innescando un incendio. Immediatamente, il fuoco ha avvolto la struttura. Anatoli, che abita proprio di fronte, ha visto la scena dalla finestra e ha avuto una manciata di minuti per decidere. Non li ha utilizzati. Di scatto è balzato fuori e si è precipitato verso il museo.

«Avevo la chiave della porta, ma il rogo aveva liquefatto la serratura. Dovevo trovare un’altra soluzione», racconta. La terza finestra del pianterreno, sul lato destro di quella che ormai è una carcassa annerita, è l’unica senza grate. Le ha rimosse Anatoli, con l’aiuto di due vicini. Con un lieve salto è entrato all’interno, mentre le fiamme divoravano le pareti e dal soffitto piovevano i calcinacci. Il vigilante non ha avuto esitazioni: si è diretto nella cassa dove, la notte prima, prevedendo l’aggressione, avevano conservato le quattordici tele di Maria Primachenko. «Erano il nostro vanto. Pur essendo un museo di provincia avevamo i quadri di Maria Primachenko che è nata nel villaggio accanto, a Bolotnia».

Nella casa dove la pittrice ha vissuto 88 anni ora abita il nipote, tanto geloso della sua privacy da costringere i curiosi a scattare le foto dall’auto. A Bolotnia si trova anche la tomba di Primachenko. Facile distinguerla anche per chi non legge il cirillico: sulla lapide è riprodotta una delle sue coloratissime creazioni in stile naif: la sagoma di un uccello. «Tutti noi, a Ivaninkiv, siamo orgogliosi di avere una quasi concittadina così illustre. Non mi sarei mai perdonato di aver lasciato bruciare le sue opere». Impossibile far passare la cassa attraverso la finestra. Anatoli ha, dunque, preso una a una le tele e le ha passate ai vicini, che attendevano fuori. Dice di averci impiegato una decina di minuti. «Il fuoco era dappertutto. Oltre ai quadri di Maria, sono riuscito solo a prendere i tappeti di Hanna Veres: anche loro sono molto preziosi. Nient’altro. Avrei voluto fare di più ma sono dovuto uscire. Non sopportavo più il fumo». Le opere dell’artista stimata da Picasso e Chagall si trovano ora in un luogo segreto. «Le tireremo fuori alla fine della guerra», dice Galina Korennaia, responsabile del museo. Quest’ultimo, inaugurato appena tre anni fa, non esiste più. «Lo ricostruiremo. Non sappiamo quanto tempo ci vorrà ma siamo decisi a riaprirlo – aggiunge la donna –. Dimostreremo a Mosca che ha fallito il suo obiettivo: non è riuscita a cancellare la nostra storia».

Finora, secondo i dati del ministero della Cultura ucraino, 270 istituzioni e monumenti sono state distrutte o danneggiate nel corso del conflitto. «In modo deliberato», accusa Kiev. Il che costituirebbe un crimine di guerra. «Sono convinta che abbiano colpito il nostro museo di proposito – conclude seria Galina –. Volevano distruggere. Distruggere tutto».


© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: