mercoledì 9 gennaio 2019
Quarta missione del leader nordcoreano in Cina in poco più di nove mesi. Pechino vuole sedere nella cabina di regia nella partita sulla denuclearizzazione
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Per anni si sono "snobbati", nonostante di fatto uno (il presidente cinese Xi Jinping) fosse il protettore dell’altro (il leader nordcoreano Kim Jong-un). Poi l’improvvisa accelerazione. I due non riescono a stare lontano uno dall’altro. In realtà, l’infittirsi delle visite – quella terminata oggi è stata la quarta missione di Kim in Cina in poco più di nove mesi – è un segnale doppio. Primo: è ormai prossimo il nuovo incontro tra Kim e il capo della Casa Bianca, Donald Trump. Secondo: la Cina non ha nessuna intenzione di farsi mettere nell’angolo, anzi Pechino vuole sedere nella cabina di regia nella complessa partita sul nucleare nordcoreano. Non è allora casuale quanto ha scritto il Global Times: la consultazione tra Corea del Nord e Cina prima di un faccia a faccia tra i leader di Pyongyang e Washington “sta diventando una sorta di tradizione”.

La missione, ufficializzata dall'agenzia Nuova Cina, ha visto Kim partire lunedì pomeriggio da Pyongyang con la first lady Ri Sol-ju e con funzionari di vertice come Kim Yong-chol (a capo dei negoziati con gli Usa) e il ministro degli Esteri Ri Yong-ho. Il leader nordcoreano ha visitato un impianto farmaceutico in una zona economica a sviluppo tecnologico della capitale cinese. Il "supremo leader", in base a fonti anonime, avrebbe speso circa 20-30 minuti nella struttura operata da Tong Ren Tang, conglomerata farmaceutica con oltre 300 anni di storia e nota per la specializzazione nella medicina tradizionale cinese. Kim ha poi pranzato con Xi prima di ritornare sul suo treno blindato e ripartire per Pyongyang dopo aver speso nel complesso meno di un giorno e mezzo a Pechino.

Nel suo discorso di Capodanno, Kim aveva ribadito la volontà di bloccare la produzione di armi nucleari e di incontrare Trump in ogni momento, minacciando però un cambio di rotta di fronte al mantenimento delle sanzioni contro il Nord. A Singapore, le parti siglarono la dichiarazione congiunta che prevedeva, a fronte di un impegno sulla sicurezza a favore del Nord, la «completa denuclerizzazione» della Penisola coreana. Da allora, i negoziati si sono arenati tra Washington che voleva l'irreversibilità della denuclearizzazione e Pyongyang che spingeva per l'allentamento delle sanzioni. Nei giorni scorsi Trump ha ammesso che c'erano discussioni con Kim con cui lui stesso aveva parlato «indirettamente». Puntando al nuovo summit.

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