sabato 7 maggio 2016
COMMENTA E CONDIVIDI
Risultato in chiaroscuro per i laburisti nelle elezioni di giovedì nel Regno Unito. Vincitore con Sadiq Khan a Londra, il Labour ha retto in Inghilterra e Galles, ma in Scozia ha vissuto una disfatta, passando dall’essere il secondo partito al Parlamento semi-autonomo di Edimburgo a occupare la terza posizione per numero di seggi, 24, contro i 31 dei Tory e i 63 degli indipendentisti dello Scottish National Party (Snp). L’Snp non è riuscito a raggiungere la maggioranza assoluta (65 seggi), ma la leader Nicola Sturgeon ha parlato comunque di «storica vittoria», soprattutto per la riconferma della formazione, che nel 2014 portò gli scozzesi a votare al referendum, poi fallito, per l’indipendenza. Si votava anche in Galles e in Irlanda del Nord, sempre per i Parlamenti nazionali, così come per due seggi del parlamento diWestminster con due elezioni suppletive, in 124 consigli comunali e persino per i commissari di polizia in 40 diversi distretti. Il leader laburista Jeremy Corbyn ha respinto le richieste di dimissioni, anche se ha ammesso che c’è «molto lavoro» da fare in Scozia. In Inghilterra il Labour ha conservato tutti i consigli comunali chiave, pur perdendo dei consiglieri. Anche in Galles il partito di Corbyn ha retto, ottenendo 29 seggi su 60, perdendone quindi solo 1 e restando il partito di maggioranza relativa. Qui per la prima volta entrano nell’Assemblea regionale sette membri dell’Ukip euroscettico di Nigel Farage. Anche in Inghilterra i laburisti hanno conservato tutti i consigli comunali chiave, pur perdendo dei consiglieri. Secondo il premier conservatore David Cameron, invece, «il Labour ha completamente perso il contatto coi lavoratori». Cameron ha sottolineato che il suo partito esce invece rafforzato dal test elettorale, con un risultato «spettacolare» in Scozia. Paolo M. Alfieri © RIPRODUZIONE RISERVATA LONDRA fatta, Londra ha il suo primo sindaco musulmano. Il neoeletto è nato e cresciuto nella capitale, ha studiato legge alla North London University, ha fatto l’avvocato per i diritti umani e per un certo periodo il ministro dei Trasporti nel gabinetto del premier laburista Gordon Brown. Ma Sadiq Aman Khan, 45 anni, una moglie e due figli, non è sindaco qualunque: viene da una famiglia pachistana molto povera. Insomma, a differenza del suo avversario principale, il miliardario Zac Godsmith che ha battuto con un vantaggio di dieci punti percentuali ottenendo il 44 per cento del voto dei londinesi contro il 35 del rivale, si può senz’altro dire che si è fatto da solo. Soprattutto, Khan non è estremista, come in questi giorni hanno cercato di far credere i suoi avversari; è piuttosto un moderato, anche all’interno del suo partito dove privilegia le opinioni dei centristi piuttosto di quelle molto più a sinistra del leader laburista Je-È remy Corbyn. «Questa campagna meschina che hanno portato a termine i Tory, il modo in cui hanno calunniato Sadiq Khan, i metodi che hanno impiegato e il linguaggio che hanno usato, hanno avuto un grande effetto, esattamente quello che i conservatori non volevano», è stato ieri il commento dello stesso Corbyn. «Ci ricorda tanto il presidente americano Barack Obama – hanno commentato giovedì un gruppo di giovani fuori da una scuola elementare di Tooting, la circoscrizione di Khan, dove si erano recati a votare – ci dà speranza». Se il suo avversario Goldsmith, rappresentava una Londra d’altri tempi, bianca, british e decisamente più tradizionalista, Khan, ha dichiarato ieri l’ex sindaco Ken Livingstone, «rappresenta la Londra vera. La Londra che abbiamo davanti agli occhi tutti i giorni, che vive nel futuro e che tiene conto di tutti i suoi otto milioni e 600mila abitanti» di cui una grossa fetta, il 44 per cento, appartiene a minoranze etniche. «Sarò il sindaco di tutti i londinesi », aveva già annunciato lo stesso Khan quando giovedì si era recato a votare. Ieri, davanti alla moschea di Lea Bridge Road, decine di fedeli si affrettavano per la preghiera del venerdì. «È un fatto storico che Sadiq Khan abbia vinto», è il commento di Khalid quando ormai i risultati confermano le attese per l’elezione a sindaco di Londra e tanti nella comunità islamica della capitale sono emozionati perché «uno di noi» governerà la metropoli. Ma sono londinesi prima di essere musulmani e si sentono a loro agio nella città moderna e piena di opportunità per tutti che sembra proprio abbia vinto la sfida del multiculturalismo: il trionfo di Sadiq ne è una riprova. Non ce l’ha invece fatta, per una differenza di poco più di mille voti, l’italiana Ivana Bartoletti che era candidata col partito di Khan per la circoscrizione di Havering e Redbridge vinta dai conservatori. Ma l’elezione di Khan – contrario tra l’altro alla Brexit, l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea che si deciderà nel referendum del 23 giugno – avrà senz’altro iniettato una bella dose di ottimismo negli ambienti laburisti dove nei giorni scorsi si temeva un crollo a picco che avrebbe con ogni probabilità portato alle dimissioni del leader Jeremy Corbyn. © RIPRODUZIONE RISERVATA Il test verso la «Brexit» Alle amministrative il premier Cameron si è difeso bene, recuperando. Il Labour evita il tracollo previsto in Inghilterra e in Galles e riconquista la capitale, ma subisce il sorpasso dei conservatori in Scozia. Dove il fronte indipendentista dell’Snp resta il principale partito, senza però raggiungere la maggioranza assoluta
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: