sabato 13 aprile 2019
Il mantenimento del proprio ruolo nella dell'Unione Economica Euroasiatica garantisce continuità, secondo gli esperti. Soprattutto per la politica energetica
Nursultan Nazarbayev (Ansa)

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La decisione del presidente kazako Nazarbayev di dimettersi volontariamente dalla carica di presidente della Repubblica centroasiatica ha colto di sorpresa tanto la popolazione quanto gli osservatori internazionali, dopo trent'anni di potere. Secondo Fabio Indeo (Nato Defense College Foundation), che affronta il tema su "Eurasian Business Dispatch", l’agenzia del consorzio Iea, la stabilità politica assicurata dal despota ha consentito di sfruttare la posizione geopolitica e le riserve energetiche del Paese «legittimando il Kazakistan come produttore ed esportatore globale di petrolio, come rilevante partner economico e politico non solo della confinante Russia ma anche della Cina, dell'Unione Europea, degli Stati Uniti, mantenendo una posizione di equidistanza politica e di apertura economico-commerciale, nota come politica estera multivettoriale».
Nursultan Nazarbayev era l'unico capo di stato ancora al potere tra quelli che avevano traghettato le Repubbliche centroasiatiche all'indipendenza nel 1991. «La transizione appare incanalarsi su un binario di continuità», sottolinea l’esperto, secondo cui «il presidente dimissionario manterrà un ruolo di primo piano in qualità di "Elbasy", cioè leader della nazione, presidente (a vita) del Consiglio di sicurezza, membro del Consiglio Costituzionale e presidente (e fondatore) del partito di maggioranza assoluta Nur Otan».
Anche per Giannicola Saldutti (l’Istituto di Alti Studi in Geopolitica e Scienze Ausiliarie) «Nazarbaev ha fatto un passo indietro per favorire una transazione gestita da lui stesso in maniera oculata, perpetrare lo status-quo con i suoi fedelissimi ancora intorno e, soprattutto, con la garanzia di poter perpetrare la propria “legacy” contando sulla famiglia». Le analisi confermano che il Kazakhstan continuerà a far parte dell'Unione Economica Euroasiatica, sempre che Mosca non riesumi la volontà di trasformare questa organizzazione regionale sovranazionale in un processo di integrazione politica, e la Cina continuerà ad essere un partner economico fondamentale.

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