giovedì 18 febbraio 2016
Il presidente della Commissione ​Juncker alla vigilia del super vertice: "sono certo che si troverà un accordo con Cameron". E sulla stretta ai confini imposta dall'Austria: "metodi discutibili, valuteremo".
Brexit e migranti, sfida doppia per l'Ue
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"Sono abbastanza fiducioso che ci sarà un accordo con la Gran Bretagna. Credo che avrà un ruolo collaborativo e costruttivo all'interno dell'Unione". Lo ha detto il Presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker, subito prima dell'inizio del Consiglio europeo, dedicato al negoziato tra Ue e Regno Unito e all'emergenza migranti. Juncker è convinto di arrivare entro venerdì a un accordo tra i 28 Stati membri dell'Unione in grado di soddisfare le richieste del premier britannico David Cameron evitando così l'uscita del Regno Unito dalla Ue. Non sisbilancia il presidente del Consiglio europeo Donald Tuskentrando al summit: "siamo al centro di difficili e sensibilinegoziati, ma di una cosa sono certo: è un summit 'o la va o laspaccà"Combatterò per la Gran BretagnaCombatterò per la Gran Bretagna" e "se potrò ottenere un buon accordo lo prenderò, ma non accetterò un accordo che non risponde a quello di cui abbiamo bisogno". Lo afferma il premier britannico David Cameron arrivando al Consiglio europeo. "Abbiamo un lavoro importante da fare oggi e domani e sarà duro".

 "Non mi piacciono queste misure". Così Juncker sulle decisioni prese dall'Austria sui controlli ai confini (con il tetto di 80 domande di asilo al  giorno), affermando che ora "queste sono sotto esame" in quanto "la questione è vedere se sono in linea" con le regole Ue. Il tema verrà affrontato direttamente da Juncker con il cancelliere austriaco Werner Faymann "questo pomeriggio" prima del vertice Ue. "Alla Commissione Ue non ci piacciono questi controlli alle frontiere, io non seguo questo trend". Oggi in Bulgaria il parlamento ha dato un primo via libera a un emendamento che autorizza l'esercito a schierarsi ai confini per arginare il flusso di migranti della cosiddetta "rotta balcanica". Le questioni aperte sul fronte dell'immigrazione sono molte.  Il principio di Dublino "è sbagliato, non funziona. E bisogna avere la consapevolezza che una strategia non può essere solo donare un obolo a un singolo Stato". Il messaggio del premier Matteo Renzi alla vigilia del vertice Ue è stato chiaro: l'Italia va avanti nella sua battaglia sulla revisione del regolamento. Renzi tornerà a sollevare la questione al tavolo del summit, nonostante numerose capitali, con Londra (impegnata nel negoziato sulla Brexit) e Parigi in testa, non ne vogliano sentir parlare.    La cancelliera Angela Merkel preme anche sul piano d'azione Ue-Turchia, per ridurre il numero degli arrivi in Grecia. Ma dopo il nuovo attentato ad Ankara, il premier turco Ahmet Davutoglu ha annullato la sua visita a Bruxelles e l'annunciata riunione della Coalizione dei volenterosi per un'intesa sui reinsediamenti dalla Turchia, è in forse. Da Berlino arriva anche la richiesta di accelerare la procedura per attivare l'articolo 26 del codice Schengen, quello che permette controlli alle frontiere interne fino a due anni. La Grecia ha accelerato sugli hotspot e Bruxelles registra "progressi" che fanno ben sperare anche sul fronte dei flussi, ma i tre mesi a disposizione di Atene potrebbero essere pochi per rimediare ai buchi alle frontiere esterne dell'Ue. D'altra parte la cancelliera Merkel (la cui politica delle porte aperte è stata così lodata da Jean-Claude Juncker: "la storia le darà ragione") ammonisce: una barriera al confine fra Macedonia e Grecia rischierebbe di creare ad Atene problemi insormontabili. "L'isolamento non può essere la risposta Ue". La questione della barriera di filo spinato in Macedonia che i quattro Paesi di Visegrad (Polonia, Ungheria, Rep. Ceca e Slovacchia) oltre a Slovenia e Croazia, vorrebbero veder sorgere tra Macedonia e Grecia, è al centro dell'incontro di pre-vertice dei presidenti di Commissione e Consiglio Ue Jean Claude Juncker e Donald Tusk con i leader croato Tihomir Oreskovic, lo sloveno Miro Cerar, il serbo Tomislav Nikolic, ed il macedone Gjorge Ivanov. Da Bruxelles c'è un ok al rafforzamento dei controlli alla frontiera ma il no al muro è più che netto.    "Le decisioni che vengono prese a sud della rotta balcanica - osserva però una fonte Ue - sono una reazione di quello che accade più a nord". E più a nord accade che Vienna fissi una quota giornaliera per l'accoglienza dei profughi: non ne accetterà più di 80. Quotidianamente poi, ne faranno transitare un massimo di 3.200 verso Paesi confinanti. Tutte misure unilaterali che rafforzano la possibilità di un effetto domino in Europa, con potenziali stravolgimenti nel percorso dei migranti verso l'Ue, e con l'Italia che potrebbe finire di nuovo al centro dello tsunami, con arrivi sulla rotta adriatica attraverso l'Albania, oltre che dal Mediterraneo centrale, già in primavera.

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