giovedì 5 maggio 2016
COMMENTA E CONDIVIDI
LONDRA Quando nel 2007 Boris Johnson si candidò a sindaco di Londra, molti londinesi credettero seriamente che si trattasse di uno scherzo. Come aveva potuto, il rispettabile partito conservatore, scegliere un candidato dall’aspetto così impacciato, comico e al limite del ridicolo? Un anno dopo, superando ogni aspettativa, Johnson fu incoronato a primo cittadino e fu subito chiaro che erano stati proprio i suoi modi, goffi ma alla mano, a conquistare il cuore dei londinesi. Per otto anni, vincendo due mandati, Johnson ha guidato Londra sostenendola nei momenti di crisi, durante il crash finanziario, e godendo del successo durante le Olimpiadi e il giubileo della regina. Oggi se ne va lasciando al suo successore una città molto più forte di come la trovò otto anni fa ma è chiaro che non si toglierà gli abiti da sindaco per mettersi in pantofole. Quando, qualche mese fa, si è ufficialmente dichiarato a favore della Brexit, sferzando uno degli attacchi più duri a David Cameron, un convinto europeista, tutti hanno capito che le sue ambizioni andavano oltre i confini londinesi. «Per Johnson la Brexit – conferma Mark Hartley, docente di Politica comparata all’Università dell’Essex – rappresenta il passaporto per entrare a Downing Street. Ed è per questo che è diventato il più accanito sostenitore dell’uscita della Gran Bretagna dall’Europa. Non perché crede davvero che sia un bene per il Paese non avere più niente a che fare con Bruxelles ma perché vuole diventare primo ministro». Basta dare un’occhiata al suo pedigree per capire che dietro a quell’aspetto alla mano c’è una volontà di ferro. Cresciuto in una delle famiglie più potenti del regno, ha seguito i classici passi destinati ai grandi leader del Paese studiando, tra l’altro assieme al premier David Cameron e il ministro del Tesoro, George Osborne, Ppe (Philosophy, Politics and Economics) a Oxford. E non ci sarebbe dunque più da stupirsi se, quando Cameron lascerà il timone, sarà proprio lui il leader favorito dei conservatori molti dei quali, in vista del referendum del 23 giugno, sono esasperati dalle politiche troppo moderate e dall’appoggio all’Europa di David Cameron. Elisabetta Del Soldato © RIPRODUZIONE RISERVATA Boris Johnson (Ansa/Ap)
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: