giovedì 18 febbraio 2021
L'appello della figlia Yasmin per Nader Moursi, cittadino egiziano, per decenni residente regolare nel nostro Paese: «Chiediamo aiuto alla Farnesino»
Nader Moursi

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«Chiediamo aiuto alla Farnesina e all'ambasciata egiziana. Mio padre è in ostaggio in Oman da quasi quattro anni. Fatelo tornare a casa da noi”. La voce di Yasmin Zaid tradisce l'angoscia. E' lei a lanciare l'appello per il rientro a Roma di Nader Moursi, egiziano per nascita e cittadinanza, italiano d'adozione, Paese dove ha vissuto regolarmente per decenni e dove ha sposato Antonella Parolari. Poi, nel 2013, Moursi, impegnato nell'ingegneria civile, si è trasferito con la famiglia in Oman per lavorare con una ditta italiana. Per anni, tutto è andato bene. D'un tratto è cominciato l'incubo. Dal settembre 2017, Moursi è rinchiuso in una caserma, con l'accusa di non aver pagato una rata dell'auto. «Questa è caduta ma mio padre è ancora là, trattenuto senza una ragione specifica né alcuna giustificazione. Il passaporto gli è stato sequestrato e anche il telefono, il pc, il tablet”, afferma Yasmin. Quest'ultima e la madre, tornate nel frattempo in Italia, si sono rivolte a tutti, incluso il defunto sultano omanita, Qabus bin Said al Said, per riportare a casa Nader. «Il sultano aveva concesso la grazia ma non è accaduto nulla. Mio padre è ancora prigioniero». Qualche mese fa, l'ambasciata egiziana a Muscat le aveva contattate ed era sembrata muoversi per il rilascio. «Ad un tratto, però, è sparita. Ora la nostra grande speranza è la Farnesina. Il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, si è dimostrato, fin dalla prima volta che gli abbiamo scritto, molto disponibile. Solo l'Italia, di cui mia madre e io siamo cittadine e mio padre lo è non legalmente ma di fatto, può aiutarci!»

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