L'identità dei rapitori, le modalità
della liberazione e della morte dei
tecnici italiani della
Bonatti prigionieri in
Libia: sono molti i
punti oscuri di
questa vicenda, che ha subito una drammatica accelerazione nelle
ultimi giorni, dopo mesi di silenzio. Decisive, in questo senso,
saranno le autopsie dei cadaveri e le testimonianze dei
sopravvissuti.
I RAPITORI - dopo il sequestro, a luglio, l'intelligence
italiana avvia una trattativa con un gruppo tribale islamista,
dai connotati prevalentemente criminali, ma non affiliato
al
Daesh (
Isis). Trovato il contatto, i mediatori si rivelano
inattendibili e nei mesi la posta in gioco sale, tra richieste
di riscatto e anche altro, forse un riconoscimento politico. La
situazione precipita dopo il
blitz americano del 19 febbraio a
Sabrata che uccide un gruppo di jihadisti tunisini e due ostaggi
serbi: la zona piomba nel caos, e si perdono le tracce degli
italiani, che potrebbero essere stati ceduti o 'rubatì da
qualche altra fazione, come preziosa merce di scambio, oppure i
rapitori originari si sarebbero spostati in un luogo più sicuro.
IL RUOLO DEL
DAESH - Dopo il
blitz americano, scatta la
rappresaglia del
Daesh, il 25 febbraio, con la decapitazione di
una decina di uomini della forza di sicurezza della città. Lo
Stato Islamico da tempo si è infiltrato nella zona di
Sabrata,
ad ovest di
Tripoli, e potrebbe essere diventato un attore nella
vicenda del rapimento. Oppure, semplicemente, è stato tirato in
ballo da chi ha in mano gli italiani per sviare l'attenzione.
LA MORTE DI FAILLA E PIANO - Bisogna capire dove e quando
sono stati uccisi
Fausto Piano e
Salvatore Failla. In base ad
alcune fonti i due sarebbero stati giustiziati con un colpo alla
nuca poco prima che il convoglio dei rapitori si scontrasse con
le forze di sicurezza libica. Altre fonti parlano di Failla e
Piano utilizzati come scudi umani e finiti sotto il fuoco
amico dei miliziani che li avevano scambiati per uomini
del
Daesh, in una strada in mezzo al deserto a circa 30 Km da
Sabrata.
LA
LIBERAZIONE DI POLLICARDO E CALCAGNO - Non è chiaro se
Gino Pollicardo e
Filippo Calcagno siano stati liberati con
un blitz oppure siano stati semplicemente abbandonati dai
sequestratori in fuga, in una zona periferica di Sabrata. Le
autorità militari locali rivendicano la paternità ed il successo
del blitz, sostenendo di aver strappato gli italiani dalle mani
di un commando jihadista. Ma potrebbe essere solo un modo per
accreditarsi come interlocutori politici di livello verso
l'Italia.
LA TEMPISTICA - A quanto pare, i quattro italiani viaggiavano
insieme, ma su due colonne di veicoli diverse. Giovedì è
arrivata la notizia dell'uccisione di
Piano e
Failla. 24 ore
dopo, la liberazione di
Pollicardo e
Calcagno. Bisogna accertare
quando gli ostaggi sono stati divisi, le modalità e le
tempistiche che hanno portato ad un tragico epilogo, nel primo
caso, e ad un lieto fine, nel secondo.