martedì 1 giugno 2010
Sono sei i cittadini italiani - due dei quali con doppia cittadinanza - detenuti in Israele dopo il raid di ieri contro il convoglio navale che trasportava aiuti umanitari a Gaza, nel corso del quale, secondo Israele, sono stati uccisi almeno nove attivisti filo-palestinesi.
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Israele ha definito «ipocrita» la condanna del Consiglio di sicurezza dell'Onu alle azioni che hanno portato alla strage sulle navi degli attivisti filo-palestinesi diretti a Gaza. Per il portavoce del ministero degli Esteri, Yigal Palmor, la dichiarazione è stata «precipitosa e non ha lasciato un tempo i riflessione eptr considerare tutti i fatti».LA CONDANNA DELL'ONUIl Consiglio di Sicurezza dell'Onu, riunito da oltre 12 ore a New York, ha condannato gli atti sfociati nella perdita di vite umane durante l'operazione israeliana contro la flottiglia di attivisti filo-palestinesi. La condanna è contenuta all'interno di un documento formale adottato dopo una riunione a porte chiuse del Consiglio di Sicurezza durata oltre dodici ore. Il Consiglio «deplora la perdita di vite umane e i feriti risultati dall'uso della forza durante l'operazione militare israeliana in acque internazionali contro la flottiglia che si stava dirigendo verso Gaza», è scritto nel documento. «In questo contesto, l'Onu condanna gli atti sfociati nella perdita di almeno dieci vite umane e di numerosi feriti».ITALIANI ARRESTATISono sei i cittadini italiani - due dei quali con doppia cittadinanza - detenuti in Israele dopo il raid di ieri contro il convoglio navale che trasportava aiuti umanitari a Gaza e il ministro degli Esteri Franco Frattini ne ha chiesto oggi il rapido rilascio in una telefonata con il collega israeliano Avigdor Lieberman. Lo ha riferito oggi la Farnesina, aggiungendo che un rappresentante dell'ambasciata italiana renderà visita ai sei italiani, fermati assieme ad altre decine di attivisti filo-palestinesi, dopo il raid contro le navi, in cui, secondo Israele, sono stati uccise almeno nove persone. In un comunicato diffuso in tarda mattinata, il comitato italiano di sostegno alla Freedom Flottilla ha fornito i nomi dei sei italiani, che sarebbero detenuti in Israele in località Bèer Sheva. Si tratta di Giuseppe Joe Fallisi, Angela Lano, Marcello Faracci - che ha doppio passaporto italiano e tedesco, Manolo Luppichini, Manuel Zani e Muhim Qaqer, che ha doppia cittadinanza, italiana e giordana. In una telefonata con Frattini, Lieberman ha detto oggi che sono in corso accertamenti sugli italiani fermati, come ha informato in una nota la Farnesina. «Il capo della diplomazia israeliana ha segnalato che le procedure avviate hanno incontrato alcune difficoltà, dovute al rifiuto di alcuni fermati di permettere la loro identificazione», si legge nel comunicato. «Il ministro Frattini ha incoraggiato il suo collega ad adoperarsi affinché gli accertamenti vengano conclusi al più presto e i fermati possano lasciare Israele».IL BLITZ DI IERIPortavano un carico di aiuti. A quel milione e mezzo di palestinesi di Gaza, “soffocati” dall’embargo israeliano, in quell’enclave assediata nella quale manca tutto, persino il cemento necessario per “rammendare” i danni dell’ultima guerra. «Non solo aiuti»: è stata la replica delle autorità di Gerusalemme che hanno fatto intendere che – nascosti tra gli aiuti – potessero esserci ben altri carichi. Di armi. È finita nel sangue l’avventura della flottiglia multinazionale di attivisti composta da sei navi, con a bordo 650 persone e 10mila tonnellate di aiuti. Gli attivisti – guidati dalla Ong Free Gaza Movement – volevano violare l’embargo e raggiungere Gaza, si sono ritrovati al centro di un assalto delle forze speciali israeliane. Un blitz tragico: sarebbero rimasti uccisi, secondo i media israeliani, 19 pacifisti, tutti turchi. Ma, secondo fonti dell’esercito dello Stato ebraico, i morti sarebbero invece “soltanto” nove (ma c’è chi parla di dieci). Incerta la ricostruzione della dinamica. A distanza di ore poco o nulla è trapelato sulla sorte degli attivisti coinvolti. Solo in tarda serata si è appreso che in decine sono stati arrestati al momento dello sbarco. Secondo un portavoce della Polizia per l’immigrazione israeliana, Sabine Hadad, sono 83 attivisti arrestati, 25 quelli che «hanno accettato di essere espulsi». Israele ha fatto sapere che avrebbe espulso i circa 700 attivisti sulle navi della flottiglia e avrebbe incarcerato chi si fosse rifiutato di cooperare con gli inquirenti e di accettare l’espulsione. L’esercito israeliano – che nel pomeriggio ha mostrato due video sull’accaduto – ha imposto una sorta “coprifuoco” mediatico. I commando israeliani, saliti sulla Mavi Marmara (turca, con 582 persone a bordo), arrivati da imbarcazioni ed elicotteri, hanno aperto il fuoco quando la flotta navigava ancora in acque internazionali. Per un portavoce militare dello Stato ebraico, a innescare il conflitto a fuoco sarebbe stato il tentativo di alcuni attivisti di resistere all’abbordaggio con bastoni, coltelli e almeno un’arma da fuoco, sottratta – pare – a un soldato. Secondo la ricostruzione fatta dall’esercito di Israele, i soldati una volta messo piede sulla nave sarebbero stati sopraffatti dagli attivisti. Percossi. Colpiti con coltelli e biglie di vetro. In una delle immagini, un filmato dell’esercito diffuso dalle televisione israeliane si vede l’esplosione di una bottiglia Molotov. In un’altra, si vede un soldato scaraventato sul ponte, 10 metri più in basso. Secondo le emittenti queste scene dimostrerebbero che un linciaggio dei militari è stato impedito solo dal ricorso, in extremis, alle loro pistole. Nello scontro altri ventisei attivisti sono rimasti feriti (uno sarebbe in fin di vita). Fra questi, anche un leader radicale degli arabi di Israele, lo sceicco Raed Sallah. Secondo quanto riferisce dall’inviato della tv satellitare al-Arabiya a Gerusalemme, il leader politico verserebbe in gravi condizioni. Feriti anche dieci soldati israeliani, due in modo grave. Alcune “voci” della nave sono state diffuse via Twitter dal Free Gaza Movement. Raccontando una versione diversa dei fatti: «I soldati hanno cominciato a sparare non appena hanno messo piede sulla nave. Hanno sparato anche a civili che dormivano». Un portavoce militare ha accusato i promotori della flottiglia di aver organizzato una «provocazione violenta». La prima delle navi è giunta al porto di Ashdod (sud di Israele), chiuso ai media. Nessuna conseguenza è segnalata per i quattro attivisti italiani chi si trovavano a bordo, fra i quali la giornalista torinese Angela Lano, 47 anni, direttrice dell’agenzia di stampa Infopal, che si occupa di Palestina. Tra i pacifisti, anche monsignor Hilarion Capucci, arcivescovo palestinese greco-cattolico (melchita), lo scrittore svedese Henning Mankell, la premio Nobel per la pace irlandese Mairead Corrigan-Maguire. La flotta di attivisti era formata da sei navi, tre traghetti e tre cargo. Tre navi sono fornite dalla Ong turca legata al governo Insani Yardim Vakfi (IHH, Fondazione per l’aiuto umanitario). Fra queste l’ammiraglia della flotta, il traghetto Mavi Marmari. Altre tre navi sono fornite dalla Ong internazionale Free Gaza Movement, network con sede a Nicosia, a Cipro, che raccoglie gruppi in Grecia, Germania, Irlanda e Scozia. Due di queste unità sono greche, il traghetto “Sfendoni” e il cargo “Libertà del Mediterraneo”. Le navi erano salpate due giorni fa dalla Repubblica turca di Cipro.
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