martedì 17 marzo 2015
Israele, per gli exit-poll il premier uscente e lo sfidante di centro sinistra sono in una situazione di parità: 27 seggi ciascuno. Terza forza nella Knesset potrebbe diventare la Lista araba unita. Ora si apre il valzer delle alleanze.
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REPORTAGE
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Testa a testa nelle elezioni legislative di martedì 17 marzo in Israele. Secondo gli exit poll diffusi a partire dalle 21 in Italia (le 22 locali) i partiti dei due sfidanti, il premier uscente Netanyahu (Likud, centro destra) e l'avversario Herzog (coalizione di centro sinistra Campo sionista) avrebbero pressoché lo stesso numero di seggi nella Knesset, 27 ciascuno su un totale di 120. Secondo un'altra fonte, il Likud sarebbe in testa di un soffio con 28 seggi contro i 27 di Campo sionista, nato dall'alleanza tra i laburisti di Isaac Herzog e il partito centrista Hatnua guidato da Tzipi Livni. La Lista araba unita avrebbe ottenuto 13 seggi e questo, se confermato, sarebbe un ottimo risultato, perché diventerebbe la terza forza del Parlamento.In gioco c'è il futuro di Israele, perché chi vince conta meno di chi saprà ricavare delle alleanze per governare. Sulla carta sembra che siano di più i partiti favorevoli all'ipotesi di unirsi in coalizione con il Likud.Alla prossima legislatura potrebbe accedere 10 o 11 formazioni politiche. Nel caso in cui Netanyahu diventasse premier, sarebbe il quarto mandato della sua carriera politica e il terzo consecutivo.In ogni caso i risultati definitivi non si sapranno prima di venerdì, secondo le indicazioni di Yuli Edelstein, speaker della Knesset, il Parlamento monocamerale israelian. Solo giovedì sarà pubblicato il conteggio ufficiale finale e quali della trentina di formazioni in campo hanno superato la soglia di sbarramento è del 3,25%.I seggiI seggi sono rimasti aperti dalle 7 ora locale (le 6 in Italia) e hanno chiusono alle 22 locali (le 21 in Italia). Circa 5,9 milioni di cittadini israeliani sono stati chiamati alle urne per scegliere il nuovo Parlamento, la ventesima legislatura della storia dello Stato ebraico. Scintille a urne aperte tra i due schieramenti. A urne aperte, il premier Benyamin Netanyahu aveva annunciato dichiarazioni alla stampa. Ha assicurato che non ci sarà "in alcun modo" un governo di unità nazionale con Unione sionista in Israele. Ma il garante delle elezioni, il giudice Salim Jubran, ha impedito la trasmissione alla radio e alla tv. "Nessuno ci chiuderà la bocca", ha reagito Netanyahu. In un post pubblicato su Facebook il leader del Likud ha esortato i suoi sostenitori a recarsi alle urne per contrastare il "pericolo" rappresentato dall'aumento nei voti della minoranza araba. "I votanti arabi vengono ai seggi in quantità immense. Le associazioni della sinistra li portano congli autobus", ha accusato. Immediata l'alzata di scudi del centro sinistra. "Nessun leader occidentale oserebbe fare un commento razzista di questo tipo", ha scritto la deputata laburista Shelly Yachimovich."Il panico di Netanyahu è imbarazzante", ha rincarato la dose Herzog. "Chi vuole un primo ministro che si preoccupi dei cittadini, che non inciti o divida, deve alzarsi in piedi, uscire e andare a votare. Le elezioni sono una battaglia decisiva per futuro della nazione". L'affluenza. Alle 18 ora locale (le 17 in Italia) l'affluenza era del 54.6%, in leggera flessione rispetto alla stessa ora delle precedenti elezioni del 2013 (55.5%). Tuttavia alcune previsioni - citate dai media - danno una percentuale ad urne chiuse superiore al 70% (nel 2013 fu del 66.6%). Si vota in 1.282 località e 10.372 seggi. Le operazioni si sono svolte sotto strette misure di sicurezza: dispiegati migliaia di agenti di polizia nazionale e di frontiera.

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