venerdì 19 agosto 2022
La svedese Gotland, al centro del Baltico meridionale, guarda da vicino Lettonia, Lituania e Estonia: è super militarizzata e si prepara da tempo al peggio
Gripen svedese sorvola l'isola di Gotland

Gripen svedese sorvola l'isola di Gotland - Ansa

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«Siamo diventati il cane da guardia del Baltico. Non solo per noi svedesi, ma adesso anche per la Nato. Quand’ero piccola ci venivo in vacanza con i nonni. Perché questa era Gotland, l’isola degli dèi, e in fondo lo è rimasta. Solo che adesso gli dèi hanno imbracciato le armi». Non potrebbe essere più esplicita Charlie nel raffigurare l’impalpabile cambiamento che avvolge quest’isola posta al centro del Baltico meridionale che guarda da vicino Lituania, Lettonia e Estonia e soprattutto scruta con occhio vigile l’attività navale della Russia e in particolare l’exclave di Kaliningrad, che dista soltanto trecentocinquanta chilometri. A portata da sempre di missile. «Nel mese di gennaio – dice Charlie –, prima che Putin invadesse l’Ucraina, tre navi da sbarco russe erano entrate nel Mar Baltico. Per la prima dopo anni Stoccolma ha schierato carri armati e soldati sull’isola. Non grandi cose, una dozzina scarsa di veicoli corazzati e diverse unità dell’esercito, quanto basta però per intuire che l’aria stava cambiando». In realtà Gotland non è nuova al timore di un’invasione. Anche perché è ancora vivo il ricordo di quando nel 1808 le armate dello zar Alessandro I la occuparono per quasi un mese, prima di essere ributtate a mare. In fondo, Gotland non ha mai smesso di stare in guardia.
Un tempo l’isola ospitava 25mila soldati (praticamente poco meno di metà della popolazione), ma quelli erano i tempi della guerra fredda e dell’alta tensione fra le due superpotenze, gradualmente ridotti fino alla smilitarizzazione completa del 2005. L’<+CORSIV50R>Anschluss<+TOND50R> russo della Crimea ha rialzato la temperatura e Isola degli Dèi ha ricominciato gradualmente a ripopolarsi di uomini, mine, mezzi, bunker e soprattutto di “skyddsrum”, i rifugi antiaerei. Gli strateghi svedesi sono convinti che se Putin decidesse di invadere le nazioni baltiche comincerebbe proprio da Gotland. Non hanno torto: l’isola – come si è varie volte detto – e un’inaffondabile portaerei che domina il traffico navale del Baltico. In attesa della ratifica dell’adesione di Stoccolma alla Nato, un mese fa si è svolta Baltop 22, un’esercitazione aero-navale congiunta tra americani e svedesi. Il nostro battello sfiora le candide spiagge che avvolgono la storica città anseatica di Visby, circondata dal Ringmuren, il complesso di mura medievali riconosciuto dall’Unesco che racchiudono la storica cattedrale luterana, le rovine della chiesa di Sankta Karin e anche Villacolle, la casa di Pippi Långstrump (per noi Pippi Calzelunghe). Una leggenda norrena dice che all’origine Gotland fosse una terra che sorgeva dalle acque all’alba per poi inabissarsi nel mare al tramonto. A liberare Gotland dal suo incantesimo ci pensò Thor, il figlio di Odino. Flagellata dai venti che ne modellano le bizzarre formazioni rocciose, incollata come un bizzarro pennacchio all’estremo nordest di Gotland c’è Fårö, l’isoletta dove amava rifugiarsi Ingmar Bergman.
Senza quel rumore di sciabole che s’indovina nell’aria Gotland sarebbe un piccolo paradiso. Non per nulla la chiamano la “Capri del Baltico”. Da qui milleottocento anni fa partirono i Goti, in realtà tribù germaniche, assetati di conquiste.
In uno dei romanzi di Henning Mankell, «L’uomo inquieto», un sommergibile sovietico si incaglia a poche miglia di distanza da Ystad, nella Svezia meridionale. La tenacia del commissario Wallander non servirà a chiarire i lati oscuri della vicenda, perché la ragion di Stato farà premio sull’indagine. Il fatto però è sostanzialmente vero, e ne nasconde come in una <+CORSIV50R>matrioška<+TOND50R> tanti altri, tutti simili. Perché in realtà Mosca e Stoccolma ieri come oggi hanno da sempre giocato a rimpiattino nelle buie acque del Baltico. Senza trascurare i cieli. Nei giorni scorsi la Russia ha trasferito all’aerodromo Chkalovsk nella regione della vicina Kaliningrad, tre caccia Mig-31 con missili ipersonici Kinzhal, una portata di oltre 2.000 chilometri e una velocità di dieci volte quella del suono. «I velivoli – annuncia il ministero della Difesa russo –, saranno in stato di allerta 24 ore su 24, nell’ambito di misure aggiuntive di contenimento». «Da un po’ di tempo – ammette Charlie – velivoli russi hanno sconfinato nello spazio aereo svedese sorvolando Gotland. Noi e Kaliningrad ci scrutiamo come cane e gatto. Se i russi si impadronissero di Gotland e installassero i loro S-400 controllerebbero e bloccherebbero tutto il Baltico. Per questo l’isola è il loro primo obbiettivo».
Lasciamo Gotland e attraversiamo l’arcipelago finlandese delle isole Åland (note per ironia della storia come Isole della pace) per sbarcare a Stoccolma. Qui si parla essenzialmente di cifre. Di quel 2% del Pil destinato alle spese militari, del miliardo e mezzo di corone che il ministro delle Finanze Max Elger ha promesso a Gotland per ammodernarne e ampliarne le difese, del benvenuto che la Nato ha riservato a due Paesi storicamente neutrali come la Svezia e la Finlandia, della stretta di mano fra Sanna Marin e Magdalena Andersson, le due premier consorelle confluite nell’Alleanza Atlantica. O per l’esattezza, in procinto di farne ufficialmente parte, perché fino a oggi la Turchia, che ha fatto precise richieste a Stoccolma circa l’estradizione di elementi del Pkk considerati da Ankara terroristi, non si metta di traverso all’ultimo momento. Ma la Andersson non ha dubbi: «La soglia di conflitti militari – dice – si innalza in Svezia e nella regione e la forza di prevenzione al conflitto sarà rafforzata in tutta l’Europa settentrionale rafforzando in questo modo la sicurezza della Svezia e del popolo svedese». Sembrano già lontani gli anni della neutralità, dell’«eccezionalità svedese», di Olof Palme per il quale la Svezia era «una forza per il bene del mondo».
Charlie si congeda. In realtà non si chiama così. Il suo è uno pseudonimo, perché questa signora quarantunenne è un maggiore delle forze speciali svedesi. E molto orgogliosa di esserlo. «Abbiamo un addestramento perfetto e non abbiamo mai avuto paura di nessuno. Lo sapeva?».

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