sabato 7 febbraio 2015
Secondo la Cnn gli Usa vogliono coadiuvare l’esercito iracheno nella riconquista» della "capitale del Califfato".  La Giordania continua con i raid aerei.  Ancora mistero su Kayla Mueller, cooperante che secondo gli jihadisti sarebbe morta .
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Ufficialmente gli strateghi del Pentagono non prevedono ancora l'invio di truppe americane a combattere contro lo Stato Islamico, ma ci stanno comunque pensando seriamente. E lo fanno chiaramente sapere - seppur in forma anonima - mentre assieme alle forze irachene preparano l'offensiva di primavera per riconquistare la città di Mosul, nel nord dell'Iraq, catturata dai jihadisti dell'Isis a giugno. Allo stesso tempo, la Giordania continua a martellare le postazioni dei jihadisti in Siria e Iraq con una serie di raid aerei scatenati per reazione alla barbara uccisione del pilota giordano Muath al Kaseasbeh, bruciato vivo in una gabbia. Al terzo giorno consecutivo di bombardamenti, Amman ha promesso, per bocca del ministro degli Interni Hussein al Majali, che inseguirà i tagliagole dell'Isis "dovunque si trovino, per annientarli e spazzarli via, completamente". E ad Amman è arrivato in queste ore anche il sostegno tangibile degli Emirati Arabi Uniti, che hanno inviato in Giordania un intero squadrone di caccia F-16. Non è chiaro se i caccia emiratini parteciperanno ai raid con i piloti del regno hashemita, specie dopo che nei giorni scorsi è emerso che lo scorso dicembre l'aviazione degli Emirati aveva sospeso la sua partecipazione attiva contro obiettivi dell'Isis. Di certo, però, si tratta di un bel segnale di unità. L'unità araba è probabilmente uno degli aspetti che preoccupa di più l'autoproclamato emiro dello Stato islamico Abu Bakr al Baghdadi e suoi consiglieri. Forse proprio per questo ieri hanno diffuso la notizia che i caccia giordani hanno bombardato "mentre i fedeli (musulmani) erano in moschea per la preghiera del venerdì" causando la morte della donna americana tenuta in ostaggio, Kayla Jean Mueller. Un'affermazione che suscita sempre più perplessità tra gli analisti e nella stessa famiglia Mueller, che si è detta certo molto "preoccupata" ma ha anche affermato di credere che Kayla non sia morta. "Siamo fiduciosi che Kayla sia viva", hanno scritto il padre e la madre della cooperante 26enne dell'Arizona in un comunicato in cui si sono rivolti direttamente ai rapitori: "Vi imploriamo di contattarci in privato".    Ad alimentare le loro speranze c'è la stessa Giordania, che sottolinea come i jihadisti dell'Is "sono dei bugiardi" e sottolineando che è davvero difficile stabilire la nazionalità di caccia che volano ad alta quota. Le fonti militari americane non hanno dal canto loro commentato, ma oggi, dal Central Command (Centcom), hanno fatto trapelare alla Cnn che il Pentagono sta cercando di raccogliere il maggior numero di informazioni di intelligence possibile sulle difese approntate dall'Isis a Mosul, per decidere se raccomandare al presidente Obama l'invio di truppe americane assieme alle forze irachene che in primavera scateneranno l'offensiva per riconquistare la città. Si tratta dell'ennesima indicazione in questo senso. A fine gennaio il generale Lloyd Austin, comandante del Centcom, aveva affermato di non aver ancora deciso se raccomandare che truppe Usa accompagnino le unità irachene sul campo, ma aveva aggiunto che i militari "faranno ciò che serve". Ancora più in alto, il capo di Stato maggiore interforze, il generale Martin Dempsey, a dicembre aveva fatto sapere di considerare seriamente l'ipotesi. Il momento di prendere una decisione potrebbe essere ormai imminente, poiché secondo quanto hanno riferito le fonti della Cnn, la prima fase dell'offensiva per Mosul potrebbe scattare già ad aprile.
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