martedì 27 ottobre 2015
​Lo rivela il Washington Post. Il segretario alla Difesa in Senato annuncia una campagna aerea più dura e sostegno alle forze locali «con raid o azioni sul terreno».
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Il presidente statunitense, Barack Obama, sta valutando la possibilità di spostare le truppe più vicino alla linea del fronte nella lotta all'Is in Iraq e Siria. Lo rivela il Washington Post, spiegando che la proposta - tuttora in esame - è stata formulata dai più alti consiglieri sulla sicurezza nazionale e rispecchia l'insoddisfazione della Casa Bianca per gli scarsi progressi nella lotta all'Is.Il quotidiano sottolinea che, se fosse approvata, comporterebbe una "significativa escalation del ruolo americano in Iraq e Siria". Il Pentagono: colpiremo Raqqa e Ramadi. Il segretario alla Difesa, Ash Carter, parlando al Senato, ha detto che gli Stati Uniti intensificheranno la pressione sull'Is in particolare nelle città roccaforte di Raqqa, nel nord dela Siria, e Ramadi, nel nord dell'Iraq. Carter ha detto che gli Stati Uniti non esiterebbero a fornire supporto alle forze locali con "raid aerei o azioni dirette sul terreno". Raid aerei sull'Iraq. Nelle ultime 24 ore la coalizione internazionale guidata dagli Usa hanno condotto 13 bombardamenti aerei. Secondo quanto riferito dal comando unificato di Washington, 12 raid hanno colpito obiettivi jihadisti in Iraq, in particolare nell'area a ovest di Mosul e a Ramadi. Il raid in territorio siriano ha portato alla distruzione di una batteria di mortai nei pressi di Marea, nella provincia di Aleppo: si tratta della prima incursione alleata in Siria da giovedì scorso. Nella stessa area sono nel frattempo proseguiti gli attacchi dell'aviazione russa, che agisce in maniera del tutto autonoma. A Parigi riunione sulla crisi. La situazione in Siria sarà al centro di una riunione convocata per stasera a Parigi. Il ministro degli Esteri, Laurent Fabius, riceverà i principali partner impegnati a fronteggiare la crisi: Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Giordania, Qatar, Turchia, Germania, Stati Uniti, Italia e Regno Unito. Nella riunione verranno discussi i modi per avviare una transizione politica verso una Siria unita e democratica, rispettosa di tutte le comunità, così come del rafforzamento dell'azione contro il terrorismo. Sempre a Parigi, il presidente François Hollande riceve all'Eliseo alle 16.30 la cancelliera tedesca Angela Merkel. Sul tavolo la lotta al terrorismo, ma anche l'emergenza migranti. Mosca polemica: non invitati. Il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, ha commentato: "Noi non siamo stati invitati. Se davvero avrà luogo è sperabile che abbia l'obiettivo di creare format in grado di contribuire a coinvolgere nella stabilizzazione siriana tutte le forze, senza alcuna eccezione". Il caso Iran. Mosca vuole che Iran ed Egitto siano parte dei colloqui politici sulla Siria, in programma per venerdì a Vienna, mentre gli Stati Uniti al momento sono favorevoli solo all'ingresso di Turchia e Arabia Saudita, e sono possibilisti sulla Giordania. Anche secondo l'Alta rappresentante dell'Unione europea per gli Affari esteri, Federica Mogherini, l'Iran dovrebbe partecipare.
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