mercoledì 11 giugno 2014
​Mezzo milione in fuga, gli Usa pronti ad aiutare il governo. Via l'intera comunità cristiana di Mosul.
Cinici e vittime di Riccardo Redaelli
LA SCHEDA Le metamorfosi degli jihadisti (Camille Eid)
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Dilaga l'offensiva dei ribelli jihadisti in Iraq che ha provocato mezzo milione diprofughi civili negli ultimi giorni, mentre l'esercito fatica ad opporre resistenza. Una situazione che ha indotto gli StatiUniti ad affermare di essere "pronti" a venire in aiuto del governo di Baghdad.Dopo essersi impadroniti martedì della provincia settentrionale di Ninive e del suo capoluogo Mosul, gli insorti sunniti delloStato Islamico dell'Iraq e del Levante (Isis) sono entrati mercoledì pomeriggio dopo solo due ore di combattimenti a Tikrit, la città natale del deposto e defunto presidente Saddam Hussein, 160 chilometri a nord di Baghdad. Qui hanno appiccato il fuoco alla sede del consiglio provinciale, secondo l'agenzia irachena Nina. Ma in serata la televisione Al Iraqiya ha citato il capo degli apparati anti-terrorismo, secondo il quale "le forze d'elite hanno ripreso il controllo della città".L'emittente ha riferito che i bombardamenti dell'aviazione hanno respinto anche una colonna dei ribelli che cercava di entrare a Samarra, una delle città simbolo degli sciiti. In precedenza i miliziani dell'Isis, che da gennaio controllano anche la città di Falluja, 60 chilometri a ovest della capitale, erano entrati nella regione di Baiji, ricca di pozzi petroliferi, dove sorge una delle più grandi raffinerie del Paese, ma erano poi stati costretti a ritirarsi. Funzionari locali nella provincia di Kirkuk hanno inoltre detto che i jihadisti hanno passato per le armi 15 membri della polizia, dell'esercito e delle milizie anti-Al Qaida.  A Mosul, secondo quanto riferito da fonti di Ankara e dalla polizia locale, gli insorti hanno preso in ostaggio 49 persone all'interno del consolato turco, tra le quali il console, alcuni agenti della sicurezza e tre bambini. Un responsabile turco ha detto che in seguito i prigionieri sono stati trasferiti al quartier generale dell'Isis in città e che tutti stanno bene. Anche 31 camionisti turchi sono prigionieri dei jihadisti da ieri, secondo il quotidiano Hurriyet. Il governo di Ankara si è riunito in sessione d'emergenza e il ministro degli Esteri, Ahmet Davutoglu, ha annunciato "rappresaglie durissime" se i cittadini turchi "saranno minacciati".Lo sfaldamento della resistenza delle forze armate davanti all'avanzata degli insorti ha fatto gridare il primo ministro Nuri al Maliki al "complotto". Mentre la portavoce del Dipartimento di Stato americano, Jennifer Psaki, ha detto che Washington si impegna a "lavorare con il governo iracheno e i responsabili attraverso il Paese per dare una risposa unita all'aggressione dell'Isis".  Mentre a Mosul i miliziani ribelli lanciano moniti attraverso altoparlanti agli impiegati governativi perché tornino allavoro, 500.000 persone sono fuggite dalla città, secondo l'Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim). Tra coloro che se ne sono andati vi è praticamente l'intera comunità cristiana, ha detto l'arcivescovo caldeo di Mosul, Amel Shimon Nona, che ha parlato di una città "in preda al caos". Secondo informazioni raccolte da Fides, Nona e tutti i sacerdoti della città sono fuggiti dall'area urbana trovando rifugio nei villaggi di Kramles e Tilkif. Il patriarca di Antiochia dei Caldei, Louis Raphael I Sako, che insieme ad altri vescovi caldei stava realizzando una visita alle comunità caldee disseminate in Canada e negli Stati Uniti, ha diffuso una dichiarazione in cui invita i suoi concittadini a non cedere al panico davanti alle convulsioni settarie che mettono a rischio la sopravvivenza stessa del Paese. “Noi - scrive il patriarca Sako nel messaggio pervenuto all'agenzia Fides - crediamo che la migliore soluzione a tutti questi problemi sia la creazione di un governo di unità nazionale al fine di rafforzare il controllo dello Stato e lo Stato di diritto per proteggere il Paese, i cittadini e le loro proprietà e conservare l'unità nazionale”. Il Patriarca caldeo richiama l'importanza di Mosul anche dal punto di vista storico: la seconda città dell'Iraq sorge nell'area dell'antica Ninive, la capitale assira citata anche nella Bibbia. Nella parte finale del messaggio, S. B. Sako invoca l'aiuto di “Dio, fonte di ogni pace”, affinchè tutti gli iracheni possano affrontare le prove con coraggio e sperimentare il dono della pace nella propria vita. Il leader radicale sciita Moqtada Sadr, il cui Esercito del Mahdi combatté le truppe americane durante l'occupazione, ha lanciato intanto un appello alla formazione di brigate per difendere i luoghi santi di questa confessione, mentre la comunità sciita è ancora una volta presa di mira. Almeno 37 persone sono morte in attentati compiuti oggi a Baghdad, nella città santa di Karbala e nella provincia di Bassora.Unione Europea e Lega Araba, nel loro vertice oggi ad Atene, hanno espresso in un comunicato congiunto la loro profonda preoccupazione. Il ministro degli Esteri italiano, Federica Mogherini, che ha avuto un incontro bilaterale con il suo omologo iracheno Hoshyar Zebari, ha sottolineato la "necessità, mentre la violenza si sta diffondendo drammaticamente, che la comunità internazionale, l'Ue e naturalmente anche l'Italia sostengano il governo iracheno".Il fondatore della Comunità di Sant'Egidio, Andrea Riccardi, ha lanciato un appello alla comunità internazionale affinché "faccia il possibile per interrompere la spirale della violenza che sembra perseguire l'obiettivo di dividere in due il Paese mediorientale". Alle agenzie umanitarie inoltre si chiede di "intervenire sollecitamente in soccorso delle popolazioni in fuga".

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