
Un esule iraniano in Belgio durante una manifestazione contro la pena di morte - Ansa
Un tribunale iraniano ha condannato a morte un uomo dopo averlo riconosciuto colpevole di aver ucciso un potente religioso ad aprile. Lo ha comunicato la magistratura che non ha però reso nota l'identità del condannato che potrebbe comunque ancora vedersi risparmiare la vita dalla famiglia della vittima. L'ayatollah Abbas Ali Soleimani, membro dell'Assemblea degli esperti che seleziona il leader supremo del Paese, è stato ucciso lo scorso 26 aprile mentre era all'interno di una banca nella città di Babolsar, nella provincia settentrionale di Mazandaran.
L'uomo condannato era una guardia di sicurezza della banca. «L'assassino dell'ayatollah Soleimani è stato condannato a morte con l'accusa di omicidio intenzionale», ha dichiarato il capo della magistratura provinciale Mohammad Sadegh Akbari. I filmati delle telecamere a circuito chiuso, pubblicati nelle ore successive all'episodio, mostravano la guardia di sicurezza che indossava una giacca blu e bianca, sparare al religioso da dietro mentre era seduto su una sedia in banca. Secondo la legge islamica, la sentenza può essere revocata se la famiglia della vittima accetta di risparmiare il condannato.
Soleimani, 75 anni, era in precedenza un rappresentante del leader supremo del Paese, l'ayatollah Ali Khamenei. Era stato anche l'imam che guidava la preghiera del venerdì nelle città di Kashan, nella provincia di Isfahan, e Zahedan, e nella provincia sudorientale del Sistan-Baluchistan. Secondo la Costituzione, l'Assemblea degli esperti composta da 88 persone ha il compito di supervisionare, destituire ed eleggere la Guida suprema.
Nell'aprile dello scorso anno, un sospetto attacco jihadista con coltello nella seconda città iraniana di Mashhad ha provocato la morte di due religiosi e il ferimento di un terzo. Il principale sospettato, identificato come Abdolatif Moradi (21 anni), è stato impiccato a Mashhad a giugno con l'accusa di "moharebeh", o inimicizia contro Dio.