martedì 21 gennaio 2014
L'Onu ha ritirato l'invito e la stessa Teheran ha deciso di autoescludersi.
L'ATTENTATO Bomba contro Hezbollah in Libano
L'APPELLO «Preghiamo per la pace»
LA SCHEDA Il percorso delle trattative
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L'Iran non parteciperà alla Conferenza di pace sulla Siria indetta dall'Onu in Svizzera a partire da domani. L'invito avanzato a Teheran da parte del segretario delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, era stato accettato. Ma aveva suscitato le dure reazioni di Usa e della Coalizione nazionale siriana, che raccoglie parte dell'opposizione armata al governo di Bashar al- Assad. Americani e ribelli chiedevano che l'Iran riconoscesse il cosiddetto Comunicato di Ginevra, del 30 giugno 2012 in cui si chiedeva la formazione di un governo di transizione. Teheran, sostenitore del regime siriano, però, ricordando di non avere preso parte ai colloqui di due anni fa, ha respinto le condizioni. Di conseguenza Ban Ki-moon ha ritirato l'invito, avanzato solo ieri, e il vice ministro degli Esteri iraniano per gli affari arabi, Hossein Air-Abdollahian ha detto ai media che il suo Paese non sarà presente a Ginevra 2. Diverse fonti del governo iraniano fanno però presente che l'Iran gioca un ruolo importante in Siria e che la sua presenza in Svizzera sarebbe stata di aiuto. È noto, infatti, che Teheran sostiene anche militarmente Assad e che suoi uomini sono impegnati sui campi di battaglia. Inoltre in diversi momenti cruciali Damasco ha potuto contare sull'aiuto degli Hezbollah, gli sciiti del Libano, che hanno attraversato il confine in armi per fermare l'avanzata dei ribelli siriani.  Comunque, seppure non invitato al consesso sulla Siria, l'Iran crede che «se la Conferenza Ginevra-2 agirà sulla base del realismo e dei fatti sul terreno può essere un passo nella direzione» di una «ricomposizione pacifica della crisi». Lo ha dichiarato la portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Marziyeh Afkham nella conferenza stampa settimanale del dicastero a Teheran. Di un errore formidabile «ma non una catastrofe» ha parlato il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, rispetto al ritiro dell'invito fatto all'Iran. Invece Emma Bonino, ministro degli Esteri italiani, l'esclusione di Teheran è un'autoesclusione ma è «temporanea», seppure non fa ben sperare. Secondo la Bonino sulla crisi in Siria, «è importante sapere cosa mettere sul tavolo come priorità e laa priorità, a mio avviso, è ottenere qualche tregua per avviare tutte le operazioni umanitarie necessarie per affrontare situazioni veramente drammatiche in diversi campi profughi». «Quella che si avvia domani con la Conferenza  - ha aggiunto il ministro - proseguirà a livello più tecnico, e speriamo che almeno la questione umanitaria sia discussa e decisa».
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