mercoledì 10 ottobre 2012
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​Gli ultimi dati disponibili, quelli relativi al 2011, confermano l’Iran “maglia nera” dei Paesi che fanno ricorso alla pena di morte. E, nonostante le forti pressioni internazionali, le cose peggiorano di anno in anno. Secondo Iran Human Rights (Ihr), Ong con sede in Norvegia che si batte contro la pena di morte nella Repubblica islamica, nel 2011 in Iran sono state effettuate almeno 676 esecuzioni: un aumento spaventoso rispetto agli anni precedenti e con un drastico aumento delle esecuzioni in pubblico. Il rapporto di Ihr è basato principalmente su fonti iraniane ufficiali e diverse fonti indipendenti. Ma la Ong sottolinea che il numero effettivo delle esecuzioni in Iran è probabilmente molto superiore ai dati forniti nel suo rapporto.Limitatamente alle esecuzioni rese note dalle autorità iraniane, i reati che hanno motivato le condanne a morte sono così suddivisi per quanto riguarda la ricorrenza: traffico di droga (71% dei casi); stupro (13%); omicidio (7%); “moharebeh” (fare guerra a Dio) (4%); rapina a mano armata (1%); sodomia (1%); per il 3% delle esecuzioni annunciate dai media del regime non è stato indicato il tipo di reato. Le donne impiccate sono state almeno 15, ma solo nel caso di tre di loro c’è stata la conferma ufficiale delle autorità iraniane. Nel 2011, le esecuzioni pubbliche sono più che triplicate con almeno 65 persone impiccate sulla pubblica piazza. Questo è il più alto numero di esecuzioni pubbliche in più di 10 anni. L’esecuzione di minorenni è proseguita nel 2011, fatto che pone l’Iran in aperta violazione della Convenzione sui Diritti del Fanciullo che pure ha ratificato. Almeno 4 persone sono state impiccate, dopo essere state condannate per reati commessi quando avevano meno di 18 anni.
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