giovedì 29 dicembre 2022
Mehrdad Malek colpito in un inseguimento in auto: gli agenti hanno aperto il fuoco. Il ministro degli Esteri ha convocato l’ambasciatore: «Uccisioni che non c’entrano con la sicurezza nazionale»
Iran, 17enne ucciso dalla polizia. Tajani: «Fermate le esecuzioni»
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Si allunga la lista delle giovani vittime in Iran. Un ragazzo di 17 anni, Mehrdad Malek, è stato ucciso nel corso di un inseguimento in auto con una pattuglia della polizia che ha aperto il fuoco dopo che si era impantanata nel fango. Lo denunciano gli attivisti sui social spiegando che l’uccisione del giovane, che stava rientrando a casa con un amico, è avvenuta nella città di Ardaq, nella provincia di Qazvin.

L’uccisione di Mehrdad – la cui foto è stata condivisa su Twitter – segue di poche ore la tragica fine della dodicenne Saha Etebari. Anche lei si trovava in auto quando gli agenti hanno aperto il fuoco a un checkpoint rendendo inutile la corsa dei genitori in ospedale.

L’Italia ha chiesto all’Iran un immediato stop alle condanne a morte e alla repressione, e l’avvio di un dialogo con i manifestanti. Le richieste sono state ufficialmente presentate all’ambasciatore iraniano designato a Roma, Mohammad Reza Sabouri, dal ministro degli Esteri Antonio Tajani. «Ho convocato l’ambasciatore dell'Iran – ha detto Tajani in una conferenza stampa alla Farnesina – per manifestargli l’indignazione e la preoccupazione dell’Italia per ciò che sta accadendo in quel Paese e gli ho chiesto formalmente di trasmettere al suo governo alcune richieste dell’Italia, prima fra tutte la sospensione delle condanne a morte, quindi il blocco immediato delle esecuzioni».

Tajani ha anche ricordato all’ambasciatore «uccidere una bambina di 12 anni, di 14 anni o un ragazzo di 17 non ha niente a che vedere con la tutela della sicurezza nazionale». Quello che l’Italia chiede, ha detto ancora il vice-premier, è «che non vengano massacrate le donne, che non vengano uccise le bambine a un posto di blocco, che non vengano uccise le ragazze poco più che adolescenti con strumenti di violenza sessuale di massa, che non vengano condannati a morte ragazzi perché manifestano».

Parole di apprezzamento alla mossa italiana sono state espresse dal direttore di “Aiuto alla Chiesa che soffre”, Alessandro Monteduro, che ha accusato Teheran di violare il diritto alla libertà religiosa come definito dalle convenzioni dell’Onu. Londra ha esortato ieri Teheran a rilasciare i cittadini con la doppia nazionalità incarcerati, sottolineando che non accetterà mai la detenzione dei suoi cittadini come leva diplomatica.

È stata invece annullata la condanna a morte del medico radiologo Hamid Qarahasanlou, arrestato con la moglie Farzane durante gli scontri delle scorse settimane a Karaj. La sorella del medico ha detto al quotidiano riformista Etemad che la sua famiglia è stata informata ieri mattina che la legge marziale per suo fratello «non era valida». Al momento le fonti ufficiali della magistratura non confermano. Qarahasanlou, che ha negato le accuse in tribunale, è tra i prigionieri politici delle proteste a cui è stato negato il diritto a un avvocato.

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