martedì 12 marzo 2013
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​«Non esiste un’entità chiamata Boko Haram, ma una serie di gruppi che utilizzano questa sigla che ormai sono divisi tra loro». Così, all’agenzia Fides, Ignatius Ayau Kaigama, arcivescovo di Jos e presidente della Conferenza episcopale della Nigeria, dove si è consumato l’ultimo dramma per gli occidentali, rapiti lo scorso febbraio e assassinati dal gruppo Ansaru che ha parlato espressamente dell’esecuzione di «sette cristiani». Dice l’arcivescovo: «Ansaru è uno di questi gruppi e si è specializzato nel rapimento e purtroppo nell’uccisione di cittadini stranieri». Poi Kaigama aggiunge: «Un altro gruppo ha invece lanciato un appello al cessate il fuoco in cambio di un’amnistia per i suoi membri, ma è stato sconfessato da altri che si richiamano alla stessa sigla». La questione è ormai più complicata di prima. «Boko Haram come corpo unificato ed organizzato – analizza l’arcivescovo – non esiste più e la moltiplicazione dei gruppi che si richiamano alla sigla Boko Haram sta complicando il problema, perché questi gruppi sembrano obbedire a logiche e mandanti differenti». Secondo diverse fonti sono stati trovati nigeriani che affermano di appartenere a Boko Haram tra i gruppi jihadisti che operano nel nord del Mali. «E questo fatto non mi sorprende», afferma ancora monsignor Kaigama: «Boko Haram infatti non è più un problema locale, ma è una questione che riguarda diversi Stati africani e anche oltre. Ricordiamoci che in Camerun sono stati rapiti di recente alcuni cittadini francesi che poi sono stati trasferiti in Nigeria. Questi gruppi criminali si stanno diffondendo in diverse aree limitrofe alla Nigeria». Per far fronte al problema – afferma il presidente dei vescovi nigeriani, che già in passato ha dovuto assistere alla strage dei cristiani e all’attacco delle chiese da parte del gruppo fondamentalista islamico Boko Haram che ha le proprie basi nel Nord – occorre quindi uno «sforzo coordinato tra le autorità nigeriane e quelle degli Paesi africani coinvolti».
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