sabato 12 gennaio 2013
Si svolgerà domenica la «Manifestazione per tutti» contro la bozza di legge socialista. In arrivo 500 pullman e sei treni speciali. Alla guida dell'organizzazione un esercito di ventenni sui social network. La Chiesa, che ha dato un contributo decisivo, sostiene il carattere «civile e non confessionale» dell'appuntamento. Lo slogan: tutti nati da un padre e una madre. (Daniele Zappalà)
L'organizzatore Derville: «Chi conosce bene la proposta si oppone»
Il cardinale Vingt-Trois lascia la scena alla gente
Monsignor Paglia: il bambino non è merce
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​Non sarà una passeggiata, perché da settimane in Francia soffia un vento d’antagonismo sempre più tagliente attorno alla bozza di legge socialista sulle nozze e adozioni gay. E da giorni, accanto alla trepidazione, traspare pure una certa apprensione sui volti di quanti organizzano la “Manifestazione per tutti” che calcherà domani le arterie di Parigi per gridare al governo un fermo «no» al progetto di legge. Certo, c’è già chi prevede una congiunzione eccezionale di energie, accenti regionali, sensibilità, generazioni ed associazioni. Ma nelle ultime ore, si sono viste pure sul lungosenna grandi pozze di un inquietante rosso porpora: vernice che evoca il sangue, versata dai più intransigenti gruppuscoli favorevoli alla bozza, proprio nei luoghi e nelle ore in cui hanno preso la parola i coordinatori del “fronte del no”, in mezzo a cordoni di sicurezza. Le buone intenzioni e i grandi numeri, domani, non basteranno. Occorreranno pure sangue freddo e una bella dose di forza tranquilla. Lungo gli itinerari dei tre diversi cortei che nel primo pomeriggio convergeranno verso la Tour Eiffel, potrebbero esserci provocazioni ancora più spinte di quelle viste a fine novembre, quando solo a Parigi protestarono contro la bozza oltre 100mila persone. Qualche numero e indicatore su domani, a dire il vero, circola già: almeno mezzo migliaio di pullman noleggiati, 6 treni speciali, un autentico assalto virtuale ai siti Internet dedicati ai tragitti condivisi in auto. Il principale slogan sarà: «Tutti nati da un uomo e una donna». Ma di quanto si sta vedendo, ciò che impressiona maggiormente è l’alchimia sociologica e generazionale del fronte del no. Chi piloterà l’imponente macchina organizzativa? Perlopiù un esercito silenzioso di ventenni che smanettano da settimane giorno e notte sui social network e sulle proprie tastiere tascabili di ogni foggia e colore. Che fino all’ultimo distribuiranno nelle stazioni ferroviarie e del metrò qualcosa come 4 milioni e mezzo di volantini. Ma su quest’ultimo fronte, non da soli: a spalleggiarli è un altro esercito numericamente indefinibile di chiome argentate o spelacchiate, con il sorriso e la voglia di spiegare come sole armi. Ci sono poi anche i leader di associazioni omosessuali che hanno scelto il campo del no, e che scenderanno in piazza domani. Confessano di essere psicologicamente stremati, eppure una fiamma brilla nei loro occhi. Xavier Bongibault, presidente di Plus gay sans mariage, racconta: «In pochi mesi, ho ricevuto 15 minacce di morte. La verità è che c’è una volontà di far tacere gli omosessuali. La maggioranza della comunità omosessuale, anche se non amo il termine, s’infischia totalmente del progetto di legge. Ma c’è una minoranza pronta ad usare la violenza per forzare al silenzio». Su Internet esistono ormai siti creati ad hoc, come Homovox, che danno la parola agli omosessuali contrari alla bozza. La trasversalità della manifestazione, in generale, dà quasi il capogiro. Domani, scenderanno in strada intere famiglie e single, credenti e non, fedeli di tutte le religioni, elettori conservatori accanto a simpatizzanti di sinistra in aperto dissenso con il Ps, sindaci e deputati, intellettuali, insegnanti e specialisti dell’infanzia, compresi tanti pedopsichiatri. Fin dalla scorsa estate, con le proprie forti prese di posizione, la Chiesa cattolica francese ha dato un impulso generale decisivo in termini di sensibilizzazione, ma il cardinale André Vingt-Trois, arcivescovo di Parigi e presidente della Conferenza episcopale, ha chiarito anche nelle ultime ore che domani si assisterà a una «manifestazione civile e non confessionale». Fra gli altri rappresentanti religiosi, il Gran rabbino di Francia, Gilles Bernheim, ha a sua volta suscitato una viva impressione per il carattere incisivo delle proprie argomentazioni contro la bozza. Frigide Barjot, la militante associativa cattolica divenuta con il suo stile fuori dagli schemi una sorta di musa del movimento, ha espresso in questi termini il fermo rifiuto degli organizzatori di qualsiasi stigmatizzazione dell’omosessualità: «Siamo noi i migliori difensori degli omosessuali, attualmente al centro di una vasta strumentalizzazione». L’opinione pubblica ha finito per ascoltare sempre più attentamente le voci che vogliono «spezzare la cappa di piombo». La stessa Barjot ama citare gli ultimi sondaggi: «Si tratta di una bozza di legge in realtà imperniata sull’adozione, ma ormai il 54% dei francesi sono contro le adozioni gay e lo diremo al presidente della Repubblica. Deve cambiare la bozza, oppure gli toccherà ascoltare il popolo di Francia». Intanto, fra gli ultimi rinforzi andati invece all’esecutivo socialista in vista del dibattito parlamentare fissato ufficialmente per la fine del mese, figura un drappello di nomi dello star system che hanno firmato un «manifesto per il sì» pubblicato dal settimanale Le Nouvel Observateur. Domani, non sarà una passeggiata. Tutti l’hanno forse già capito. 
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