giovedì 12 giugno 2008
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Kailash Satyarthi, di nazionalità indiana, è fondatore e presidente di Global March Against Child Labour, la maggiore iniziativa a livello mondiale contro lo sfruttamento dei minori, che coordina una rete di oltre 2.000 iniziative in 144 Paesi.Il lavoro minorile, soprattutto nei suoi aspetti di aperto sfruttamento, è un fenomeno che sembra impossibile sconfiggere. È così?No, perché se è vero che resta un grande problema in quasi tutte le realtà continentali, sono stati molti i progressi negli ultimi dieci anni. Ilprimo è un diverso impegno della comunità internazionale e il miglioramento della legislazione specifica. Caso mai manca una politica univoca, come constatiamo nell’atteggiamento di agenzie Onu, Banca mondiale e altri. A livello governativo spesso i ministeri responsabili dello sviluppo e quello dell’educazione non si coordinano come sarebbe indispensabile. Il nostro impegno passa per una miglior qualità dell’educazione e, attraverso un lavoro di lobby, facciamo pressione sui governi perché mantengano l’impegno alle ratifiche.Oltre 150 Stati hanno ratificato la Convenzione contro il lavoro minorile e questo indica un significativo cambio di atteggiamento. Se primanon erano molti quelli disposti a riconoscere l’esistenzadel problema, ora molti ne considerano importantelo sradicamento. Quali sono gli strumenti per limitare questo fenomeno?Anzitutto, una migliore istruzione. I poveri nei Paesiin via di sviluppo hanno compreso il valore dell’educazione,la cui richiesta va crescendo. Come risultato, l’aiuto allo sviluppo è cresciuto di tre volte in un decennio, portandosi a oltre 300 milioni di dollari, mentre i lavoratori tra i 4 e i 14 anni di età sono scesi da 130milioni a 70 milioni. Un altro fattore importante è la crescita della responsabilità delle aziende più esposte alle pressioni dell’opinionepubblica locale e internazionale. Oggi le grandi aziende internazionali non possono più avvalersi di lavoro minorile o forzato, per non perderela loro immagine. Quali sono le aree geografiche dove il fenomeno è più diffuso?Asia meridionale e Africa sub-sahariana, mentre la situazione va migliorando in America Latina, Asia sudorientale e Africa meridionale. Esempi di Paesi che stanno combattendo con successo la loro battaglia a difesa dei minori sono Brasile, Sudafrica e Kenya. Si potrebbe pensare che il fenomeno sia ancora sensibile dove la povertà è maggiore, ma non sempre è così. In realtà, in molte parti del mondo la crescita economica non va di pari passo con una maggiore giustizia sociale, soprattutto rispetto ai bambini. Fondamentale è la volontà politica. Nel caso dell’India ci sono miglioramenti in alcuni settori, come industria o artigianato, ma il numero dei bambini-lavoratori è cresciuto nel settore domestico. Nel settore agricolo, di fronte a un aumento del numero dei minori coinvolti, stiamo vedendo un incremento della frequenza scolastica. Un sintomo di miglioramento che in prospettiva dovrebbero contrastare gli effetti negativi della povertà delle famiglie e di antiche e nuove pratiche di sfruttamento. E l’Italia?In Italia il problema esiste, sia come fatto locale, sia come questione transnazionale. Sappiamo che il lavoro minorile esiste in alcune parti del vostro Paese, nell’agricoltura, nella lavorazione delle pelli, ecc. Ma il problema maggiore è che l’Italia è destinazione e insieme luogo di transito del traffico di minori dall’Europa orientale e dall’Asia centrale verso il mondo occidentale.
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