venerdì 14 settembre 2012
COMMENTA E CONDIVIDI
​Tutto il mondo è paese o quasi: droghe comprese, visto che quelle sintetiche stanno ormai invadendo i mercati dagli Usa all’Asia, passando per l’Europa. E che «i derivati da foglie stanno diventando no more trendy, non più di moda», come racconta Gilberto Gerra, capo della Global challenges section dell’Undoc, l’Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine.Qual è il quadro dei consumi mondiali, direttore Gerra?Sono cambiati. Partiamo dall’Africa, la nuova frontiera dei transiti verso l’Europa? Perché è lì l’anello debole, da lì passano le nuove rotte dei narcos messicani verso il Vecchio Continente. Abbiamo programmi per bambini esposti alle droghe in Liberia e nell’Africa dell’Ovest, perché dove c’è transito immediatamente esplode anche il consumo, che nel continente africano sta avvenendo massimamente. Un nuovo disastro in Paesi che spesso già si trovano nel disastro totale.Ci sono poi le metanferamine: le torna che i trafficanti messicani abbiano trasferito gran parte dei loro laboratori in mezza Africa?Sì, credo di sì. Ormai in patria è più difficile operare e delocalizzano.Il mondo Occidentale resta però il terminale, anche se i consumi stanno cambiando...Negli Stati Uniti, per esempio, c’è un’onda di abuso di “prescription drug”. Anzi, una specie di epidemia.Sarebbe a dire?I ragazzini vanno al liceo con l’ossicodone e la codeina: oppioidi sintetici, cioè farmaci equiparabili di fatto all’eroina e al metadone, che si usano nelle anestesie.Una volta, al più, quei ragazzini ci andavano con la cannabis...Sì, per avere un po’ di senso di euforia, di socializzazione e magari di divertimento. Agli oppiacei invece puoi chiedere soltanto di dormire. E se questa è l’aspettativa dei ragazzini americani, noi adulti chissà quanto dovremmo interrogarci.Non c’è una situazione simile in Afghanistan?Lì ci sono ragazzini che prendono benzodiazepine od ossicodone. Ed è incredibile: consumano oppiacei sintetici nella culla dell’oppio, dove viene prodotto il novanta per cento di quello mondiale.Come si spiega?I derivati da foglie stanno diventando «no more trendy», non più di moda.Certo che però già da qualche anno si era capito come il “futuro” del mercato mondiale degli stupefacenti fosse nelle droghe sintetiche.Esatto. E, peggio ancora, nelle droghe prescrivibili in farmacia. Un conto sono quelle sintetiche fabbricate in laboratorio da criminali, un altro quelle che vengono dalla farmacia sotto casa.In che modo?Attraverso un sistema che parte dai magazzini delle grandi industrie, dal medico di base che prescrive in maniera inappropriata, dai genitori che lasciano questa roba senza controllo, coi ragazzini che quindi la utilizzano e via dicendo.Spostiamoci, direttore Gerra. L’Europa è stata ormai capillarmente “cocainizzata”.Prima si “chiedevano” depressori, poi da tempo si è passati agli stimolanti e oggi un terzo dei tossicodipendenti europei che si rivolgono alle strutture pubbliche o private è cocainomane. La situazione pazzesca è che il nord Europa si è beccato anche la cocaina crack, che si fuma e uccide molto di più, mentre il sud Europa ne è stato magicamente preservato.Questo come lo spiegate?Non lo spieghiamo. I narcotrafficanti però ci studiano e ci analizzano. Per capire cos’è più “conveniente” vendere a un francese della Provenza, a un italiano della Puglia o a un greco di Atene. Magari rispetto ai ragazzi che facevano il sabato sera il «binge drinking» col buco.Mettono in pratica insomma una precisa strategia geografica mondiale di marketing?Sì. E uno studio accurato specialmente delle “aspettative” dei vari target.Un capitolo del nostro ragionamento va dedicato all’Asia.Lì c’è un’altra situazione incredibile. Ci sono Paesi come la Thailandia, che era nel “triangolo d’oro” (insieme a Myanmar e Laos, ndr) per la produzione e il commercio di eroina, dove adesso quasi il cento per cento dei consumatori di droghe usa amfetamine e metamfetamine.Perché la richiesta mondiale di droghe è così tanto scivolata dalle “rilassanti” alle “stimolanti”?Si verifica, a cominciare dall’Oriente, quanto io chiamo “giapponesizzazione”. Il Giappone non è mai stato un target per eroina e oppio perché lì andavano a nicotina, amfetamine e gioco d’azzardo. Con le ditte che addirittura pagavano i salari settimanalmente.Una sorta di strategia del «ti mando su di giri così produci di più»?Precisamente. Un mondo di gente tutta lanciata a servire la produttività, il padrone, eccetera eccetera.Comincia ad accadere anche in Europa: stesse motivazioni?Più sofisticate. Tant’è che in Europa si usa ancora molto, molto più la cocaina delle amfetamine. La prima ha un modo di stimolare assai diverso, diciamo più coinvolgente l’interiorità.Spariranno depressori ed eroina?Niente affatto. Alla fine di ogni percorso degli utilizzatori di stimolanti, si sviluppano disturbi ed effetti tali da aver bisogno di un depressore: per mettere a tacere quanto non riesci più a gestire. Infatti quegli utilizzatori finiscono sempre nell’alcol, nelle benzodiazepine o nell’eroina. Perciò la quantità enorme di droga che c’è nei magazzini dei taleban non resterà a lungo invenduta.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: