giovedì 12 settembre 2013
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«Che dire? È un quadro che risponde in maniera desolante a quanto risulta anche a noi. Con un’aggravante». Gianni Salvadori, assessore regionale toscano all’Agricoltura non è stupito dei dati Fao: proprio oggi, tra l’altro, è a Firenze a inaugurare la terza edizione di Expo Rurale, la kermesse dell’agricoltura che quest’anno vede la partecipazione del direttore generale dei programmi di Sviluppo rurale della Commissione Ue, Mihail Dumitru. Un evento dove si parlerà anche di qualità alimentare e sviluppo sostenibile dei campi.A quale aggravante si riferiva?Al fatto che a livello globale si producono beni alimentari per qualche miliardo in più di persone, rispetto al totale della popolazione. Con il paradosso che c’è invece quasi un miliardo che vive in condizioni di estrema miseria, come denuncia il rapporto della Fao. Sono contraddizioni profonde, che ci pongono molte domande. Personalmente sono dell’idea che bisogna cambiare questa cultura qualunquista e individualista che caratterizza i nostri stili di vita: bisogna pensare in maniera diversa al cibo che mangiamo.E come?Il prodotto agricolo, ad esempio, ha una precisa origine: non possiamo pensare che "nasce" dal bancone del mercato o nel nostro frigorifero, ma che dietro c’è un lavoro che parte dai campi e che ne determina la qualità. E che per questo non va sprecato.Insomma, mangiare meno ma mangiare meglio?Bisogna innanzitutto educare ad una corretta alimentazione. Basta guardare al problema dell’obesità, una piaga sociale che in America colpisce soprattutto le fasce più povere della popolazione. Prima ancora che parlare di cibi scadenti, si tratta di un problema culturale: la qualità del cibo va di pari passo con l’evitare gli sprechi a tavola.Il rapporto, tra l’altro, denuncia lo sfruttamento intensivo dei terreni...Bisogna pensare ai terreni in vista delle ricadute positive che si possono avere sul territorio. Non in maniera intensiva. È uno dei temi su cui ci giochiamo il futuro del pianeta.
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