martedì 28 aprile 2015
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«L’altra notte ha piovuto. E il tempo non sembra migliorare. Questo rende ancora più difficile la situazione delle migliaia e migliaia di persone senza più un riparo a causa del sisma». Padre Pius Perumana, direttore di Caritas Nepal, non si ferma da quattro giorni. Precisamente dalle 11.56 (8.11 in Italia) del 25 aprile, quando una doppia frustrata tellurica ha sbriciolato Kathmandu e gran parte del centro-ovest del Paese-tetto del mondo. «Abbiamo visitato i luoghi colpiti: si trovano in una condizione drammatica. La gente ha paura, anche perché la terra continua a tremare», racconta il sacerdote. Domenica c’è stato un ulteriore scossa di 6.7 gradi Richter e, ieri, se n’è verificata un’altra da 5.1 gradi. Com’è la situazione nelle regioni più vicine all’epicentro?Difficile, molto difficile. Siamo ancora in emergenza. Le operazioni di soccorso vanno avanti, ci sono migliaia di intrappolati sotto le macerie. E più il tempo passa, più diminuiscono le possibilità di salvarli. Si deve fare in fretta. Certo, la geografia non aiuta. Ci sono molte comunità isolate, complicate da raggiungere. Con tutta probabilità, quando le squadre riusciranno ad arrivare il bilancio delle vittime salirà ancora.Al momento si parla di oltre 4mila morti, 6mila feriti e un numero imprecisato di senzatetto...Per ora è impossibile avere stime precise. Le vittime aumentano continuamente, man mano che i soccorritori proseguono. Il totale potrebbe superare quota seimila. Ancora più difficile quantificare il numero degli sfollati. Sono migliaia e migliaia, la maggior parte è gente povera a cui il terremoto ha strappato quel poco che aveva. Tanti hanno perso tutto e vagano disperati fra le macerie. Non sanno dove andare. Alcuni si sono rifugiati nelle due chiese di Kathmandu, rimaste in piedi. La gran parte, però, dorme all’aperto, i più fortunati hanno una tenda. Molti nemmeno quella e stanno al freddo, la notte la temperatura scende bruscamente. Anche chi ha ancora un tetto, inoltre, ha terrore di dormire al chiuso per via delle altre scosse. Spesso, le case non crollate hanno subito ingenti danni e potrebbero sbriciolarsi al primo sommovimento.Quali sono le necessità più urgenti?Da una parte, tecnologie ed esperti per agevolare i soccorsi nelle zone più disagiate. Dall’altra, beni di prima necessità per i sopravvissuti: cibo, acqua, sacchi a pelo e soprattutto medicine. Gli ospedali sono sovraffollati, le scorte iniziano a scarseggiare. Caritas Nepal ha iniziato la distribuzione di kit di emergenza ai superstiti. La nostra piccola Chiesa, però, conta anche sull’aiuto internazionale. Il sostegno del mondo è fondamentale per risollevare il Paese. Lei ha incontrato tanti sopravvissuti in questi giorni. Non dev’essere facile trovare parole di consolazione dopo una simile tragedia...Non lo è. Eppure è importante accompagnare la gente, starle vicino facendole sentire che non è sola. In mezzo alla tragedia, si notano segni di solidarietà, le persone, prive di tutto, condividono quel poco che hanno. E tanti hanno partecipato alla Messa di suffragio per le vittime celebrata da monsignor Paul Simick, il vicario apostolico. Le persone stanno reagendo. Non è facile. Ma non possiamo concederci il lusso di perdere la speranza.
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