venerdì 24 luglio 2009
Nel mondo 150mila casi e 868 morti. Ma nel Regno Unito la contabilità è fuori controllo: sarebbero stati 100mila i contagiati in una settimana, il doppio della precedente. Un terzo delle vittime britanniche non aveva problemi seri di salute. Preoccpuazione dell'Oms: «Presto il virus si diffonderà in tutto il Pianeta».
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    La pandemia di influenza A (H1N1) si avvicina ad una propagazione totale: almeno 160 Paesi o territori su un totale di 193 membri dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) hanno confermato casi. "Ci stiamo avvicinando al 100%', ma non ci siamo ancora", ha detto oggi a Ginevra il portavoce dell'Oms Gregory Hartl. Il caso inglese. Intanto si sta perdendo il conto dei casi della nuova influenza. E mentre vengono annunciati per il prossimo mese di agosto i primi test sulla sicurezza del vaccino, c’è incertezza su quando il prodotto potrà essere effettivamente distribuito. La situazione più seria è quella dell’Inghilterra: il raddoppio dei casi in una settimana ha costretto a modificare le procedure di somministrazione dei farmaci antivirali. E dall’Italia il ministro degli Esteri Franco Frattini chiede un maggiore coordinamento tra gli Stati europei.Secondo l’aggiornamento quotidiano fornito dal Centro europeo di controllo e prevenzione delle malattie (Ecdc) i casi nel mondo avrebbero superato quota 150mila, con 868 morti: quasi 5mila più del giorno precedente. Ma questa agenzia europea (con sede a Stoccolma) calcola solo i casi che vengono confermati dagli esami di laboratorio. Ed esistono Paesi, in particolare il Regno Unito, che sono alle prese con un tale aumento di contagi che intervengono a curare i pazienti senza passare preliminarmente dagli esami di laboratorio. Pertanto il responsabile del Dipartimento di salute pubblica, sir Liam Donaldson, ha affermato ieri che i casi registrati nell’ultima settimana sono stati 100mila, quasi il doppio dei 55mila della settimana precedente. È stato quindi attivato un nuovo servizio telefonico, di diagnosi e assistenza in caso di sospetta influenza, che non prevede la presenza di un medico. Ci sono circa 2mila persone a rispondere, formate per far funzionare il servizio ma non necessariamente con preparazione medica, che risponderanno a coloro che telefoneranno al numero verde (o si collegheranno al sito internet dedicato) e risponderanno a una serie di domande di un test, dal quale si evincerà se la persona è a rischio di avere contratto il virus: il paziente riceverà un numero con il quale recarsi a ritirare in farmacia i medicinali per iniziare il trattamento. Proprio questo centralino peraltro, appena attivato, è andato in tilt con qualcosa come nove milioni di telefonate. Il dato allarmante della situazione in Gran Bretagna, il paese europeo maggiormente colpito con oltre 10.000 casi, arriva da un'inquietante precisazione: un terzo delle vittime non stava già male per conto suo, era perfettamente sano o al massimo con lievi problemi di salute, ed è stato il virus H1N1 ad ucciderle. Per la prima volta, sir Liam Donaldson, chief medical officier, ammette: circa il 16 per cento di coloro che sono morti per influenza "A" erano perfettamente sani e non seguivano alcuna terapia prima dell'infezione. Un ulteriore 17 per cento, si legge sulle pagine del Daily Mail, aveva solo problemi moderati, come pressione alta o diabete. Il resto invece aveva gravi problemi di salute che compromettevano il loro sistema immunitario, come la leucemia. Il vaccino. Quanto al vaccino, sono ormai alle porte i test di sicurezza. Negli Stati Uniti sono stati programmati per il mese prossimo su 1000 volontari tra adulti e bambini in 10 centri di riferimento nazionale. «Ci siamo quasi – ha detto alla Cnn Anthony Fauci del National Institute of Health, Istituto Usa per le malattie infettive –. Se le cose vanno bene penso che il vaccino sarà pronto per ottobre, data in cui si prevede un picco dell’influenza». E gli Stati Uniti hanno già predisposto l’acquisto di 195 milioni di dosi, ha riferito il funzionario del ministero della Sanità Robin Robinson, che già al congresso svoltosi a Siena all’inizio di luglio aveva spiegato che il governo federale punta a vaccinare l’intera popolazione: il totale delle dosi previste è infatti 720 milioni. Da parte sua Novartis, ha spiegato il responsabile della ricerca sui vaccini Rino Rappuoli, sta per iniziare i test su 10mila persone in tutto il mondo e attende i risultati per metà settembre. Meno ottimista sui tempi e sull’utilità del vaccino è Silvio Garattini, direttore dell’Istituto di ricerche farmacologiche «Mario Negri» di Milano: «Non bisogna bruciare i tempi: i vaccini vanno non solo prodotti, ma anche testati attentamente per evitare effetti collaterali». Quindi non saranno realisticamente pronti prima di dicembre. Inoltre, se il virus non dovesse mutare, potrebbe essere inutile vaccinare tanta gente per un contagio che «sebbene in crescita, resta comunque inferiore a quello relativo a una normale influenza stagionale». C’è grande pressione, aggiunge Garattini, da parte delle industrie. Da parte sua, il ministro Frattini ribadisce – in un’intervista alla Bbc – che l’Italia è pronta a far fronte «a livello nazionale» alla diffusione del virus A/H1N1, ma per riuscire nell’intento è necessario «più coordinamento a livello europeo», cosa che fino a questo momento manca. Frattini ha aggiunto che va evitato ogni tipo di allarmismo. Tra i nuovi casi italiani, si segnalano i 21 ragazzi di 15-17 anni più una delle loro accompagnatrici messi in «quarantena» di otto giorni in un liceo a Parigi: stanno comunque tutti bene.
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