martedì 28 gennaio 2014
​La Corte Suprema ha respinto un ricorso contro l'articolo 377 del Codice penale, del 1860, che punisce i rapporti omosessuali. «Tocca al Parlamento e non al sistema giudiziario modificare il provvedimento».
COMMENTA E CONDIVIDI
La Corte Suprema di New Delhi ha respinto un ricorso contro l'articolo 377 del Codice penale indiano che punisce i rapporti omosessuali.    L'organismo giudiziario ha dunque confermato la posizione già espressa nella sentenza dell'11 dicembre in cui cancellava quattro anni di depenalizzazione del reato di omosessualità.  La sentenza ha immediatamente sollevato le reazioni di protesta degli omosessuali che in serata hanno organizzato una manifestazione a India Gate, il monumento ai Caduti nel cuore della capitale. La Corte Suprema ha detto che tocca al Parlamento e non al sistema giudiziario modificare il provvedimento, che risale al periodo coloniale. Formulato nel 1860 e mutuato dalla legislazione britannica, l'articolo 377 afferma che "chiunque abbia volontariamente relazioni carnali contro l'ordine naturale con qualsiasi uomo, donna o animale sarà punito" con pene varianti fra alcuni anni di prigione e l'ergastolo, "e multato". La bocciatura di dicembre era stata impugnata dalla Naz Foundation, un'Ong impegnata nella difesa dei diritti umani e sociali in India, che considera incostituzionale questa norma perché, tra l'altro, "viola il diritto alla salute" in quanto, dichiarando i gay fuorilegge, "si impedisce loro l'accesso ai servizi sanitari e alle strutture di prevenzione dell'Aids".

Nel 2009 l'Alta Corte di Delhi aveva depenalizzato i rapporti omosessuali tra adulti consenzienti.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: