sabato 18 febbraio 2012
Telefonata tra il ministro degli esteri indiano e il collega italiano Terzi. Auspicata soluzione soddisfacente, ma "è necessario che la legge faccia il suo corso". Nella vicenda è implicato l'equipaggio e gli uomini della sicurezza della petroliera italiana Enrica Leixe.
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L'India auspica che il problema sorto con l'uccisione di due pescatori in un incidente che ha coinvolto la nave italiana "Enrica Lexie" sarà "risolto in modo soddisfacente". È quanto emerge in un comunicato diramato oggi a New Delhi dal ministero degli Esteri indiano, dopo un colloquio con il collega italiano Giulio Terzi. Il testo rende noto che "oggi alle 20 locali (le 15,30 italiane) il ministro S.M. Krishna ha ricevuto una telefonata dal collega italiano Giulio Terzi di Sant'Agata" relativa all'incidente al largo della costa dello Stato indiano di Kerala.  Il ministro italiano, si precisa, "ha presentato il suo profondo rammarico per la perdita delle vite dei due pescatori e ha espresso il desiderio che i due Paesi lavorino insieme per trovare una procedura reciprocamente accettabile per stabilirequanto è accaduto fuori di ogni dubbio e per determinare le responsabilità". Da parte sua il ministro indiano "ha detto al collega italiano che è stato molto spiacevole che si siano perse vite umane, un evento che si sarebbe potuto evitare se il personale a bordo della nave italiana fosse stato più attento e avesse esercitato moderazione". In questa questione, ha concluso Krishna, "è necessario che la legge faccia il suo corso".Le autorità dello Stato indiano del Kerala avevano in precedenza chiesto giustizia e una giusta punizione per i responsabili della morte in mare di due pescatori, una vicenda in cui è attualmente implicato l'equipaggio e gli uomini della sicurezza della petroliera italiana Enrica Leixe attualmente ancorata nel porto di Kochi.Prendendo posizione, il 'chief minister' del Kerala, Oommen Chandy, ha detto che "siamo di fronte ad un caso chiaro di crudele assassinio" e che "si tratta di vicenda molto seria" per la quale "non permetteremo ai responsabili di andarsene"."Noi - ha poi sostenuto - non accettiamo le argomentazioni che ci sono state fornite a giustificazione del fatto. Dobbiamo comunque agire con cautela perchè è la prima volta che in Kerala, e forse in tutta l'India, succede una cosa del genere".Da parte sua il Ministro della Marina del Kerala, GK Vasant, ha definito inaccettabile l'incidente in cui "uomini armati italiani hanno sparato contro pescatori indiani". Nel caso di un attacco di pirati come asserito dall'equipaggio italiano, ha infine detto - vi sono delle procedure internazionalmente accettate che in questo caso non sono state rispettate" dal capitano della nave, Umberto Vitelli.Intanto S.P.S. Basra, comandante della regione occidentale della Guardia costiera, ha indicato che i suoi uomini hanno utilizzato una "tattica ingegnosa" per riportare indietro la Enrica Leixe dopo l'incidente."Eravamo nel buio più completo riguardo a chi avesse potuto sparare ai pescatori - ha aggiunto - e grazie ai segnali del radar abbiamo localizzato quattro navi che si trovavano in un raggio fra 40 e 60 miglia nautiche dal luogo dell'incidente. Abbiamo chiesto se avessero respinto per caso un attacco dei pirati e solo l'unità italiana ha risposto positivamente". A questo punto, ha concluso, le abbiamo chiesto di tornare a Kochi".Le autorità del Kerala hanno esercitato pressioni per convincere tutti o alcuni degli undici italiani a bordo fra cui, oltre al capitano Umberto Vitelli, sei fucilieri della Marina, a scendere a terra per collaborare alle indagini.Insieme agli italiani vi sono da due giorni il console generale Giampaolo Cutillo e l'addetto militare dell'ambasciata d'Italia a New Delhi, contrammiraglio Franco Favre, che costituiscono lo scudo diplomatico del gruppo a sostegno soprattutto della tesi che l'incidente è avvenuto in acque internazionali, e che quindi "la questione deve essere trattata in base alla giurisprudenza internazionale sulla materia".
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