giovedì 31 maggio 2012
​Stralciata l'accusa di terrorismo, il Kerala apre uno spiraglio. I familiari: «E' il primo segnale positivo dopo tanti rinvii da prendere però con le dovute precauzioni».
E arriva una multa alle famiglie dei pescatori cristiani
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Il Tribunale di Kollam, dove si terrà il processo a carico dei marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, ha fissato una prima udienza preliminare per sabato prossimo. Lo ha appreso l'Ansa da fonti giudiziarie.

I MARO' LIBERI SU CAUZIONE. TERZI FRENA: "NO A TRIONFALISMI"Uno spiraglio, sul quale come ha insistito il ministro degli Esteri Giulio Terzi non bisogna indugiare in «trionfalismi», ma pur sempre un “varco” nel muro che ha fino ad oggi l’India ha opposto ai due marò italiani. Salvatore Girone e Massimiliano Latorre usciranno su cauzione: potranno lasciare presto la Borstal School di Kochi, l’ex riformatorio nel quale erano giunti dopo aver lasciato la prigione di Trivandrum. Lo ha deciso, anticipando di un giorno il verdetto, la Corte suprema del Kerala. Che però ha “avvolto” la libertà dei due soldati italiani – agli arresti in India dal 19 febbraio con l’accusa di aver ucciso due pescatori – in una fitta ragnatela di limitazioni. Fra queste, secondo quanto ha riportato la stampa indiana, il pagamento di un deposito di 10 milioni di rupie (circa 143mila euro), la designazione di due garanti indiani, la consegna dei passaporti e del numero di cellulare, il divieto di allontanarsi da Kochi. I due fucilieri avranno, inoltre, l’obbligo di firma quotidiana in commissariato tra le 10 e le 11 di mattina. Il tutto, come detto nei giorni scorsi dalle stesse autorità del Kerala, per «scongiurare il pericolo di fuga» dei due militari. Accanimento? Intenti persecutori? La notizia che il Kerala ha inflitto un’ammenda al governo italiano – 200 mila rupie, oltre 1.400 euro – e agli eredi dei due pescatori uccisi – 10 mila rupie ciascuno, circa 144 euro – per aver raggiunto un accordo extragiudiziale con l’Italia ha destato non poche perplessità mentre è stata rinviata la manifestazione prevista per sabato a Roma.La posizione dell’Italia resta inchiodata a una prudente cautela. Per il ministro Terzi «non ci sono motivi di trionfalismo» perché l’Italia «ha subito un grave torto e l’India «sta continuando a violare la giurisdizione italiana». «Aspettiamo di leggere l’ordinanza per le valutazioni», ha detto da parte sua il console generale Giampaolo Cutillo, che coordina il team italiano in Kerala. «Non abbiamo ancora in mano l’atto firmato dal giudice», ha aggiunto ancora il diplomatico. Presentando la richiesta di libertà su cauzione, i legali dei marò avevano assicurato che gli imputati non avrebbero tentato di lasciare l’India né di manomettere le prove o intimidire i testimoni. Ma ad aprire la strada al rilascio dei due soldati italiani è stata la decisione del governo del Kerala di rinunciare alle accuse richiamate nel cosiddetto “Sua Act”, una convenzione contro il terrorismo marittimo firmata a Roma nel 1988. A comunicarlo alla Corte Suprema è stato il rappresentante legale dello Stato del Kerala nel corso dell’udienza a Kochi, dando così di fatto il via libera politico al loro rilascio. Il “Sua Act” definisce il «terrorismo marittimo» come dirottamento di una nave, violenza contro le persone che si trovano a bordo o danneggiamento della nave o del suo carico.«È una buona notizia, finalmente si apre uno spiraglio – è stato il commento di Christian D’Addario, nipote di Massimiliano Latorre –. È il primo segnale positivo dopo tanti rinvii da prendere però con le dovute precauzioni. È uno spiraglio di luce in fondo al tunnel, ma di fatto, loro sono liberi ma in terra indiana e non cambia il loro status giudiziario». Luca Miele

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