martedì 24 maggio 2011
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In India mancano all'appello 12 milioni di bambine negli ultimi tre decenni a causa degli aborti "selettivi", praticati dalle famiglie che preferiscono avere un figlio maschio, soprattutto quando il primogenito è femmina. È la stima contenuta in uno studio della rivista scientifica Lancet dedicata alla "strage silenziosa" che sta scavando un solco sempre più profondo nella popolazione indiana. Secondo i dati del censimento 2011, lo squilibrio demografico è di 914 donne su 1000 uomini. Non era mai stato così basso dall'indipendenza. In particolare, nell'ultimo decennio sono "sparite" sei milioni di bambine.Nonostante le campagne "rosa" del governo, le famiglie indiane, anche quelle benestanti, continuano a privilegiare l'erede maschio e a considerare le figlie femmine "un peso" economico per l'usanza della dote necessaria per garantire un buon matrimonio.Il rapporto, basato su un campione di 250 mila nascite, mostra che gli aborti selettivi sono una pratica frequente tra il ceto urbano non solo dei popolosi stati settentrionali come Uttar Pradesh, Rajasthan e Haryana, ma anche nel sud dove lo squilibrio non era così grave in passato. I dati appaiono ancora più allarmanti se si considera il "surplus" di 7,1 milioni di bambini maschi (nel 2001 era di 6 milioni e nel 1991 4,2 milioni). Per la popolazione adulta, invece, il divario è di circa 38 milioni (623,7 milioni di maschi e 586,5 milioni di femmine)."Siccome la famiglia indiana si è ridotta negli anni, gli aborti selettivi sono sempre più praticati nel caso in cui il primo nato sia una femmina" spiegano gli autori dello studio realizzato dal Centre for Global Health dell'università di Toronto, in Canada.Interessante è notare che, mentre la percentuale delle donne è salita nell'ultimo decennio grazie all'aumento dell'aspettativa di vita, il divario sessuale per i bambini da zero a sei anni è sceso a 913 femmine su 100 maschi (da 927 su 1000 nel 2001).Le scioccanti cifre mostrano il fallimento delle politiche del governo e anche la mancanza di controlli sulle ecografie prenatali, vietate da una legge del 1996, ma facilmente effettuabili in diverse strutture clandestine.Preoccupato dalle conseguenze di lungo termine, dopo la pubblicazione dei dati del censimento 2011, un leader politico dello stato mussulmano di Jammu e Kashmir e ora ministro delle Energie Rinnovabili, Faruq Abdullah, aveva ironizzato dicendo "che non è lontano il giorno in cui non ci saranno più ragazze da sposare e allora diventeremo tutti gay". Una battuta, non certo politicamente corretta, ma che nasconde le inquietudini della classe dirigente.
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