sabato 27 luglio 2019
La Corte Suprema impone al governo di finanziare e attuare un programma di protezione fermo dal 2012. Si inizia dagli Stati con situazioni piu gravi, come l'Uttar Pradesh o il Maharastra
Manifestazione contro la violenza sui minori a Calcutta (Ansa)

Manifestazione contro la violenza sui minori a Calcutta (Ansa)

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Dal 2012, in India sono state oltre 150 mila le denunce per abusi sessuali sui bambini, raccolte dai commissariati di tutto il Paese. I dati choc sono il frutto di un'indagine nazionale commissionata dalla Corte Suprema, che con un'ordinanza ha imposto al governo federale di istituire, entro due mesi, in ciascun distretto del paese, uno speciale tribunale minorile per esaminare con assoluta priorità le denunce di abusi sessuali sui bambini.

Un consiglio di tre magistrati, tra cui lo stesso presidente della Corte Suprema Ranjan Gogoi, ha ricordato che il programma nazionale Pocso (Protection of Children from Sexual offences), approvato nel 2012, prevedeva l'istituzione, in breve tempo, di almeno un migliaio di tribunali "children friendly", per esaminare le denunce adottando procedure d'urgenza. Ma l'iniziativa, fino ad ora, era rimasta del tutto inattuata. Il governo a questo punto dovrebbe finanziare l'apertura immediata delle nuove sezioni minorili in tutti i distretti in cui - secondo i suggerimenti della Corte - siano in attesa di esame più di cento denunce, soprattutto negli Stati con una situazione più grave, come l'Uttar Pradesh, con oltre 44 mila violenze denunciate, o il Maharastra, con 19 mila.

Resta poi aperto il tema dell'effettiva condanna dei colpevoli. Secondo alcune statistiche, in India ogni quarto d'ora una piccola vittima subisce violenza sessuale, ma ad oggi solo il 28 per cento degli accusati verrebbe condannato. E qualche settimana fa il governo federale, su proposta del ministro Smriti Irani, ha approvato l'inasprimento delle pene, prevedendo anche la condanna capitale per chi molesti sessualmente un minore. Una scelta che ha creato parecchie perplessità, anche tra i rappresentanti delle associazioni per la protezione dei bambini. Enakshy Gaungali, del Centro per i diritti dei bambini, ha sostenuto che questa scelta del governo rischia di trasformarsi in un boomerang per le piccole vittime: "Agenti di polizia e magistrati - ha spiegato - prevedono che, se in passato, dopo lo stupro, i violentatori abbandonavano le loro vittime, d'ora in poi le uccideranno". "Inoltre - ha aggiunto - è noto che, prima di condannare qualcuno alla pena di morte i giudici fanno di tutto per cercare attenuanti: più è dura la pena, meno numerose le condanne". Già in passato i vescovi dell'India avevano espresso critiche alla pena di morte come strumento di repressione del crimine.



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