giovedì 31 marzo 2022
Secondo un’inchiesta solo al 38% dei richiedenti i sussidi vengono rinnovati. Il ministro Javid costretto ad ammette un’altra tragedia: in 20 anni i due ospedali sono morti 201 neonati per negligenze
La Sanità taglia i fondi anche ai malati terminali che resistono
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Neonati e malati terminali. Arriva da questi due fronti, tra i più delicati della sanità pubblica, la furia di critiche che travolge il sistema sanitario britannico (Nhs). Lo scandalo dei 201 neonati «morti di malasanità» per vent’anni nei reparti maternità degli ospedali di Shrewsbury e Telford, nelle Midlands, è il più grave mai registrato in oltre 70 anni di storia. Il ministro alla Salute, Sajid Javid, intervenuto mercoledì in Parlamento a illustrare le conclusioni di un’indagine durata cinque anni, non ha potuto che ammettere: «Mi dispiace, abbiamo fallito».

Meno chiacchierato, ma non ignorato, è anche l’esito di un’inchiesta della Bbc sui 9.037 pazienti incurabili a cui, negli ultimi tre anni, sono stati ridotti o tagliati i fondi per le cure palliative perché vissuti più a lungo del previsto.
Durante la pandemia i cittadini britannici si sono dati più volte appuntamento per strada, sui balconi, sull’uscio di casa, per applaudire l’Nhs e lo sforzo con cui è stato combattuto il coronavirus. I dettagli del rapporto redatto dall’ostetrica Donna Ockenden in cinque anni di verifiche sugli errori commessi tra il 2000 e il 2009 nei dipartimenti di salute materno infantile degli ospedali di Shrewsbury e Telford causano invece grave imbarazzo. Sono 201 i bambini che «sarebbero sopravvissuti se gli fossero state offerte cure migliori». A 94 sarebbe stata risparmiati gravi danni cerebrali. Nove donne non sarebbero morte durante il parto. Come è possibile, ci si chiede, che sia accaduto? Il rapporto denuncia mancanza di personale, scarsa formazione, lacune nella gestione organizzativa. Aspetti che spesso hanno portato, per esempio, a cesarei tardivi. Grave anche l’assenza di controllo.

Per non parlare della «cultura» diffusa tra gli operatori in corsia, inclini a non ascoltare pazienti e familiari, a non comunicare con i colleghi. Uno degli incidenti più pesanti si è verificato perché dettagli vitali sullo stato di salute di un bambino erano stati appuntati su un post-it buttato nella pattumiera dagli addetti alle pulizie. Scenario che potrebbe anche peggiorare.

L’operazione Lincoln, dorso di quella appena conclusa, è stata avviata ad agosto per fare luce su altri 600 casi sospetti. Operazioni simili sono in corso anche nel Nottinghamshire e nel Kent. Gli addetti ai lavori invitano a riflettere sulle criticità «culturali», oltre che organizzative, denunciate dal “dossier Ockenden”. È chiaro, ha sottolineato un editoriale del Telegraph, «che non si tratta solo di soldi ma del modo in cui l’Nhs è gestito».
L’inchiesta della Bbc sui malati terminali a cui tra il 2018 e il 2021 sono stati ridotti o tagliati del tutto i fondi per le cure palliative perché vissuti oltre i tempi diagnosticati arriva alla stessa conclusione. I supporti di accompagnamento al fine vita vengono in genere concessi ai pazienti dalle commissioni cliniche locali e rivisti già dopo tre mesi. I dati dell’indagine hanno rivelato che i fondi sono stati riconfermati solo al 38% dei richiedenti.

Agli altri non è rimasta che la possibilità di un ricorso ad aggravare, piuttosto che alleggerire, l’attesa della fine. Andrew Farley, avvocato specializzato in controversie sanitarie, ha spiegato che queste procedure vengono spesso eseguite come «esercizi di risparmio sui costi», finalizzati a revocare i finanziamenti «al maggior numero possibile di persone». Decisioni errate vengono maturare anche quando le case di cura non riescono a tenere «registri accurati» delle esigenze dei pazienti. Cultura e burocrazia, anche in questi casi, diventano questione di vita o di morte.


La malasanità inglese:

9.037
malati terminali hanno già subito restrizioni nell’accesso ai fondi per le cure palliative tra il 2018 e il 2021

1,6
miliardi di camici, mascherine e guanti di protezione per il personale sanitario giacciono scaduti nei depositi

201
neonati sono morti negli ultimi vent’anni all’ospedale di Shrewsbury e Telford per malasanità


L’aborto in Inghilterra continuerà ad arrivare con il servizio postale

L’aborto per posta in Inghilterra diventa permanente. È l’esito del voto con cui la Camera dei Comuni ha normalizzato la procedura, introdotta in via straordinaria agli inizi della pandemia, che consente alle donne di interrompere la gravidanza fino a dieci settimane, dopo consultazione telefonica con il medico, assumendo a casa le due pillole abortive ricevute per posta. La modifica è arrivata con un emendamento alla legge su salute e assistenza, incardinato ai Lord dalla parlamentare Tory Elizabeth Sugg, approvato ai Comuni con una maggioranza di 27 voti.
Il governo dei Tory ha ribadito la contrarietà, ma ha concesso libertà di coscienza nel voto. Le istanze delle associazioni pro-choice hanno prevalso su quelle dei pro-life che negli ultimi due anni hanno documentato le complicazioni, spesso gravi, a cui sono state esposte le 150mila donne dell’aborto «fai da te». (A.Nap.)

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