mercoledì 11 maggio 2011
Corsia preferenziale per gli studenti latinos. Il presidente: «Un imperativo economico». Il piano, annunciato a El Paso in Texas, prevede più controlli alla frontiera e tappe per regolarizzare undici milioni di persone.
COMMENTA E CONDIVIDI
Ha fatto un altro tentativo di rilanciare la sua riforma per l’immigrazione, Barack Obama. Ma l’improbabilità che un nuovo sistema di visti e di regolarizzazione degli irregolari venga approvato in Congresso prima delle elezioni del 2012 ha fatto del discorso di ieri soprattutto una mossa politica. Di fatto, un appello agli elettori ispanici che hanno sostenuto il presidente Usa nel 2008 a dargli ancora un po’ di fiducia. Non è una concessione che la comunità di origine latinoamericana è disposta a fare ad occhi chiusi. Gli ispanici – che rappresentano il 16 per cento della popolazione e che durante la prima campagna elettorale per la Casa Bianca di Obama votarono ai due terzi per l’allora senatore dell’Illinois – sono apertamente delusi da un’Amministrazione che non è riuscita a mantenere la promessa di inaugurare regole per l’immigrazione meno punitive. «Quando i democratici avevano ampie maggioranze in Congresso, dov’era la spinta della Casa Bianca verso una riforma – dice Luis Guiterrez, deputato dell’Illinois –? Ora che i repubblicani controllano la Camera non mi sembra giusto sollevare speranze irrealistiche fra i “latinos”». Un’accusa a cui la Casa Bianca ha risposto difendendo la serietà di Obama nel voler affrontare il problema, come dimostrano i tre meeting di alto livello che ha tenuto a Pennsylvania Avenue sul tema nelle ultime settimane. Obama ha dunque rilanciato il dibattito ieri a El Paso, in Texas, presso uno dei maggiori centri di frontiera tra Usa e Messico. Un confine di 3.100 chilometri, attraverso il quale passa uno dei maggiori traffici di essere umani del mondo, controllato per lo più dai cartelli dei narcotrafficanti messicani. Già undici milioni di persone vivono e lavorano illegalmente negli Stati Uniti. Nel marzo 2009, appena arrivato alla Casa Bianca, Obama aveva proposto un percorso verso la regolarizzazione. L’idea, rilanciata ieri, prevede un piano di legalizzazione nel lungo periodo, attraverso il pagamento di una multa, di tasse arretrate e il superamento di un esame d’inglese. Ma i repubblicani in Congresso si sono opposti finora a qualsiasi iniziativa che concedesse una amnistia agli immigrati entrati illegalmente negli Stati Uniti. Obama anche ieri ha però insistito che la questione deve essere risolta a livello nazionale e non attraverso un mosaico di leggi approvate dagli Stati, come quella, altamente criticata e, per ora bloccata, che in Arizona concede poteri eccezionali alla polizia per individuare e arrestare gli immigrati illegali.Per avvicinarsi alla posizione repubblicana, l’inquilino della Casa Bianca ha fatto sapere di essere favorevole ad un rafforzamento delle misure di controllo ai posti di confine, ma solo se accompagnato da un meccanismo di “lavoratori ospiti” che permetta a messicani e altri latinoamericani di entrare negli Stati Uniti con permessi temporanei, e da una legge (il “Dream act”) che conceda la cittadinanza americana ai figli di immigrati irregolari sono arrivati in America da bambini che hanno studiato negli Usa fino alla maggiore età.«Dobbiamo aiutare i migliori non solo a studiare qui ma anche qui a diventare imprenditori», ha sottolineato il capo della Casa Bianca, evidenziando anche la necessità si sanzioni più severe per le aziende che utilizzano irregolari. Elementi di riforma chiave, ha detto Obama, per dare una soluzione al problema immigrazione sia sul piano della sicurezza nazionale che di quello del miglioramento economico e della competitività nel mondo. «È un imperativo economico. Per rafforzare la classe media si deve riformare il sistema dell’immigrazione – ha detto – in modo che ci sia più un’enorme economia sotterranea che sfrutta la manodopera a basso costo».
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: