giovedì 17 marzo 2022
Uniti in matrimonio due volontari. Dall'inizio dell'invasione russa si sono celebrati 10.683 matrimoni, in proporzione più che in Italia
Il matrimonio di Evge e Max, impegnati come volontari per l'associazione "Il buon samaritano"

Il matrimonio di Evge e Max, impegnati come volontari per l'associazione "Il buon samaritano" - Good Samaritan

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Uno di 10.683. Il matrimonio di Evge e Max contribuisce al boom di nozze sotto le bombe in Ucraina. In meno di tre settimane, tanti sono stati i "sì" affrettati dalla guerra. In proiezione, più che in Italia che ha molti più abitanti.

Perché proprio ora, perché sposarsi nel mezzo di un’offensiva militare cruenta, in una città come Odessa che da giorni è percorsa da una frenetica mobilitazione popolare in vista di un attacco annunciato come imminente? Max, 25 anni, risponde con calma, articola i suoi argomenti, perché deve averci riflettuto bene quando lo scorso 6 marzo ha chiesto a Evgeniya, 27 anni, di diventare sua moglie. «Credo che celebrare la vita sia uno dei modi per dire ai nemici che i loro sforzi bellici non hanno alcun senso. Per questo si batte il nostro esercito, no? Per permettere ai civili di proseguire la loro esistenza. I nostri soldati fanno del loro meglio per garantire questa possibilità, perché non coglierla?». Il governo ucraino ha chiesto ai cittadini di zone non coinvolte in azioni di guerra «di vivere una vita normale, di sostenere il Paese e l’economia. E poi, molti degli invitati alla cerimonia ci hanno ringraziato, hanno vissuto un momento di gioia tra giorni di dolore».

Il matrimonio si è tenuto domenica scorsa nella chiesa e negli stessi locali in cui Max e Evgeniya o Evge sono impegnati, per l’associazione “Good Samaritan”, come volontari sette giorni su sette dall’avvio dell’aggressione militare. Lui carica e scarica aiuti umanitari, entrambi distribuiscono cibo alla stazione. Evgeniya è farmacista, Max fino al 24 febbraio lavorava in una società per lo sviluppo di applicazioni mobili. Si conoscono dal 2020, ma sono ufficialmente una coppia solo da questo mese. Dev’essere stata un’impresa ardua organizzare un matrimonio in una città dove il sindaco, Gennadiy Trukhanov, lo scorso venerdì ammetteva che le forze di Mosca potrebbero presto circondarla su tre fronti, da est, dai territori occupati nella regione di Mykolaiv (che resiste e rallenta l’avanzata russa), dal mare, ma anche da ovest, dalla regione della Transnistria in Moldavia, controllata dai separatisti filo-russi. «Organizzare il matrimonio non è stato poi così complicato, perché molte persone, rese più disponibili dalle circostanze difficili, si sono sentite ispirate dalla nostra storia e ci hanno dato una mano. C’è chi si è offerto gratis di acconciare e truccare la sposa, chi ha curato decorazioni e trasporto degli invitati, ma niente anelli, nessuna gioielleria aperta. Alla fine qualcuno ha contattato un gioielliere che ce le ha spedite. Le abbiamo ricevute solo ieri».

In un Paese da cui 3 milioni di persone sono fuggite per mettersi in salvo, molti erano gli assenti tra i famigliari degli sposi: «Mancava mia madre» dice Max, «e non c’erano nemmeno altri parenti e amici, rifugiati altrove». Nelle prime ore di ieri forti esplosioni sono state registrare fuori città, lungo la costa. «Mia moglie e io abbiamo preparato un letto in un luogo sicuro per nasconderci in caso di raid aereo», conclude lo sposo. Nessuno sa prevedere quale destino avrà Odessa, né cosa accadrà ai suoi abitanti che si preparano in ogni modo alla resistenza. Max e Evgeniya resistono anche così, non rinunciando, pur nel mezzo della tragedia, al loro momento di felicità.

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