venerdì 28 ottobre 2022
Verso la Cop27 di Sharm el Sheik (7-18 novembre) Mancati gli obiettivi di riduzione:la temperatura aumenterà di un grado in più rispetto alla soglia critica. Blitz degli attivisti all'Aja
L’Onu: «Un altro anno perso per il clima». L'ennesimo
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Clima, un anno perso. L’ennesimo. Gli obiettivi di riduzione delle emissioni degli Stati del mondo sono insufficienti per contrastare il riscaldamento globale drammaticamente in atto. Parola delle Nazioni Unite, che hanno analizzato i piani presentati in vista della Conferenza sul cambiamento (Cop27), in programma a Sharm el-Sheikh dal 7 al 18 novembre.

In base agli impegni presi, la temperatura aumenterà di 2,5 gradi alla fine del secolo. Ovvero un grado in più rispetto alla “soglia critica” individuata dagli scienziati, fissata dall’accordo di Parigi nel 2015 e ribadita l’anno scorso alla Cop26 di Glasgow. Certo, qualche piccolo passo avanti è stato compiuto.

L’immissione di gas serra smetterà di crescere nel prossimo decennio, anzi diminuirà dello 0,3% nel 2030 rispetto ai livelli del 2019.L’ultimo rapporto dell’Intergovernamental panel on climate change (Ipcc), però, chiedeva un taglio netto del 43%. Oltretutto a presentare i nuovi obiettivi sono stati solo 26 dei 193 Paesi parte delle intese di Parigi e Glasgow. «Il panorama è deludente. Abbiamo a malapena scalfito la superficie della questione e abbiamo buttato via un anno», ha detto Inger Andersen, direttore esecutivo del Programma Onu per il clima (Unep), che ha avvertito dell’urgenza di «una trasformazione senza precedenti del sistema economico».

Il cambiamento richiede un investimento tra i quattro e i sei trilioni di dollari l’anno. Una cifra impegnativa in termini assoluti che, comunque, rappresenta tra l’1,5 e il 2% del patrimonio finanziario globale. La strategia indicata dall’Onu si basa sul rendere poco convenienti gli investimenti in fonti fossili. Un monito estremamente attuale in un momento in cui la guerra in Ucraina ha fatto moltiplicare i sostenitori “dell’energia a tutti i costi”, incluso quello di tornare all’ultra-inquinante carbone.

Di fronte alla lentezza dei governi, alcune frange estremiste degli attivisti ambientali optano per gesti ad effetto e controproducenti, ovvero l’attacco alle opere d’arte. Dopo il Van Gogh a Londra, stavolta nel mirino è finita “La ragazza con l’orecchino di perla” di Johannes Vermeer, conservata all’Aja. Tre persone hanno cercato di imbrattare il celebre quadro senza riuscirci e sono state arrestate.

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