martedì 19 ottobre 2021
Il nuovo premier giapponese Fumio Kishida afferma che l'operazione non può slittare. E vuole riaccendere i reattori. La diluizione non cambierà il totale della radioattività dispersa
La centrale di Fukushima guarda direttamente sul mare

La centrale di Fukushima guarda direttamente sul mare - Ansa

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Lo sversamento delle acque contaminate di Fukushima nell'Oceano Pacifico non slitterà. È il nuovo premier giapponese Fumio Kishida ad annunciare di non voler ritardare il procedimento, che nei mesi precedenti aveva già causato forti proteste da parte degli ambientalisti e dei pescatori degli Stati vicini.

Mancano due settimane dall'inizio della Cop26 di Glasgow, l'appuntamento globale sul clima, e il primo ministro nipponico si è anche espresso in favore della riaccensione dei reattori. Fondamentale, dice, perché il Giappone riesca a raggiungere la neutralità carbone entro il 2050 - anche se Kishida non ha ancora confermato la sua presenza al meeting internazionale.

La questione del riversamento e della riaccensione sono emerse dalla visita del premier alla centrale di Fukushima, gravemente danneggiata dopo il terremoto e lo tsunami del marzo 2011, la prima per Fumio Kishida. Non sono riusciti a fermare la decisione del primo ministro né le proteste di studenti presenti alla conferenza stampa, né quelle mosse nella scorsa primavera da pescatori e Paesi vicini, in primis Cina e Corea del Sud.

Ad aprile, infatti, 31 gruppi civili anti-nucleare e pro- ambiente avevano denunciato: "Tokyo rilascerà l'acqua radioattiva dopo averla diluita a livelli non dannosi per l'uomo, ma la diluizione non cambierà il totale della radioattività dispersa".

Kishida ritiene però che "il problema dell'acqua" sia "cruciale quindi non dovrebbe essere rimandato", ma "tutti gli sforzi saranno fatti per rassicurare la gente sul fatto che scaricare le acque è sicuro".

Un cartello di protesta contro la centrale nucleare giapponese

Un cartello di protesta contro la centrale nucleare giapponese - Ansa

Come avverrà il procedimento

L'acqua di cui si parla è contaminata perché si tratta di quella utilizzata fino ad oggi per raffreddare il reattore danneggiato dall'incidente del 2011. Più di un milione di tonnellate di acqua vengono immagazzinate in 1.000 serbatoi nel sito e la Tokyo Electric Power Company (Tepco) - l'operatore della centrale nucleare - ha avvertito che lo spazio si esaurirà entro l'autunno 2022. Per questo lo scorso aprile il governo e l'azienda nipponica avevano comunicato di voler cominciare la complessa operazione di smaltimento durante la primavera 2023. Per ultimare il costoso procedimento però saranno necessari 40 anni.

A supervisionare il piano del governo giapponese sarà l'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea), fornendo con regolarità i dati completi sulla qualità del mare, per accertare che rispettino gli standard internazionali. Tuttavia, proprio come dicono gli ambientalisti, il rischio non è azzerato: il sistema avanzato utilizzato dalla Tepco per ridurre le sostanze radioattive nelle acque fino a livelli di sicurezza non è in grado di filtrare il trizio, un isotopo radioattivo dell'idrogeno, che sarebbe dannoso alla salute umana solo in grandi quantità.

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