domenica 8 maggio 2016
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La vittoria del laburista britannico Sadiq Khan sul conservatore Zac Goldsmith non poteva passare inosservata sulla stampa dei Paesi a maggioranza musulmana. Se non altro proprio perché l’avversario del futuro sindaco di Londra ha incentrato la propria campagna elettorale sull’elemento confessionale: attingendo a piene mani ai fantasmi che ben rappresenta l’opera ultima del romanziere francese Michel Houellebecq, “Sottomissione”, Goldsmith – in linea con altri populisti europei – ha accusato Khan di avere occulti legami con l’estremismo islamico e di costituire il primo tassello di una conquista europea da parte salafita. Un atteggiamento di diffidenza che emittenti come al-Jazeera, qatariota, hanno ricordato nelle ore successive alla proclamazione del successo laburista: «razzismo», «xenofobia», «odio» sono le parole più citate dalla tv a proposito del linguaggio utilizzato dai conservatori inglesi. Nei forum organizzati da al-Jazeera, inoltre, sono numerosi gli utenti che ricordano il lavoro di Khan per i diritti umani e le sue difficoltà con gli estremisti. Il «britannico musulmano che si batterà contro l’estremismo», così Sadiq Khan stesso si definisce, è una figura scomoda, come spesso accade alle seconde generazioni di immigrati: è nipote di pachistani immigrati in Gran Bretagna e quindi lo stereotipo lo vuole frutto avvelenato di una delle culle geopolitiche più radicali degli ultimi 60 anni. Allo stesso, tempo, però, l’essersi schierato a favore delle unioni fra cittadini dello stesso sesso lo ha fatto etichettare come laburista doc, quindi inviso a qualsiasi conservatore, indipendentemente dalla fede professata. Questo posizionamento laico gli è valso una fatwa già nel 2013: l’imam capo della moschea di Bradford, non di Islamabad, lo accusò «di svendere la sua fede». Da allora, le minacce di morte hanno accompagnato Khan con cadenza regolare. Nel frattempo, l’entusiasmo maggiore – squisitamente nazionalista – è quello dei media pachistani. «Ma allora i pachistani sono abbastanza britannici, eh!?», scrivono gli editorialisti di Islamabad a fianco di vignette in cui si ironizza sui figli di autisti che vorrebbero diventare sindaco di Karachi. Anche l’emittente al-Arabiya attribuisce all’evento la caratura di «storico», e sottolinea come Khan sia il «primo sindaco musulmano di una capitale europea» e «fra le figure politiche occidentali islamiche più influenti». Al-Sharq al-Awsat, quotidiano edito a Londra, riprende la medesima retorica, pur enfatizzando la «moderazione» di Khan. La stampa d’Egitto, fra i Paesi nord africani più islamizzati, dà lustro al personaggio, ma ne omette le vedute più «scomode », così come le principali testate di Marocco e Tunisia. Insomma, la nomina di Sadiq Khan promette di sconvolgere un po’ tutti. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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