giovedì 1 aprile 2021
L'intelligence militare gioca le partite-chiave. Ha più di 5.000 ufficiali e centinaia di agenti segreti disseminati nel mondo. Le «rezidenturas», o antenne, si diramano dalle ambasciate
Gli «spetnaz»: sono le forze speciali russe che spesso intervengono nelle operazioni militari controllate dal servizio di intelligence «Gru»

Gli «spetnaz»: sono le forze speciali russe che spesso intervengono nelle operazioni militari controllate dal servizio di intelligence «Gru» - Ansa

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Ha più di 5mila ufficiali ed è sotto il controllo diretto del vice-ammiraglio Igor Kostyukov, un delfino di Vladimir Putin. L’intelligence militare del “Gru” (Glavnoe razvedyvatel’noe pravlenie, traducibile come Direttorato principale per l’informazione) non muove passo senza che il Cremlino non ne sia informato. Dal 2014, sta giocando tutte le partite chiave della Russia sullo scacchiere internazionale. È una potenza globale. Dispone di sette brigate di forze speciali e di centinaia di agenti segreti. Ha direttorati ed agenzie. Molte fanno il lavoro sporco, come l’unità 29155 del 161° centro di formazione speciale. Alcune controllano stazioni per l’intercettazione dei segnali, altre si occupano di intelligence elettromagnetica.

Le «antenne» nelle ambasciate ​

A noi interessano le rezidenturas, o antenne, che si diramano dalle ambasciate, proiettando agenti “legali“ e “illegali”. Il ruolo degli agenti clandestini dell’Agenzia sta crescendo a dismisura negli ultimi anni. Fa parte del grande gioco di Putin e della neonata rivalità con la Nato. Nei due decenni successivi al crollo dell’Urss ci eravamo illusi di avere mano libera e di poter trattare la Russia da eterna sconfitta. All’epoca, Mosca non aveva soldi, né una politica estera coerente. Oggi il vento è cambiato. Il Cremlino è impegnato in una rincorsa di potenza con l’Occidente. Colpito dalle sanzioni, reagisce con un’offensiva ibrida dall’Artico al mar Nero, dalla Siria al Sudan, combinando mezzi militari convenzionali, propaganda psicologica e agenti clandestini. Dalla Svizzera alla Bulgaria, passando per l’Estonia, e attraversando la Francia e l’Italia, stanno venendo a galla casi di spionaggio a catena.

Le talpe che seducono le prede con il sesso o il denaro

È logico dedurne che le talpe russe in giro per l’Europa siano ancora molte, e a pieno regime. Seducono le prede con il sesso e con il denaro. In cambio vogliono informazioni: segreti industriali, piani militari e altre informazioni classificate. Ad essere implicato non è solo il Gru, ma anche l’Svr, l’ex primo direttorato del Kgb, incaricato dello spionaggio all’estero. Insieme stanno sferrando un’offensiva a 360°. Dispongono di reti di agenti molto ben oliate negli ex Paesi del Patto di Varsavia, che oggi fanno molto gola perché parte della Nato e dell’Ue. Per il Cremlino è stato facile risvegliare le cellule dormienti, rimaste sul posto dopo il 1989. Altre le ha attivate nei Paesi occidentali e in quelli dell’organizzazione di cooperazione di Shangai. Il Gru è uno scrigno d’oro. Sta facendo la fortuna di Putin nelle sue mani di poker. È stato decisivo nel colpo di forza in Crimea. Ha spianato la strada all’intervento russo nell’est dell’Ucraina, dopo i disordini fallimentari fomentati dall’Fsb. In Siria, ha acquisito enormi conoscenze sui materiali e sulle tattiche della Nato. Vi ha schierato materiali da guerra elettronica. Ha potenziato la stazione di ascolto di Latakia, che permette al 6° direttorato di irradiarsi verso il Mediterraneo e il Medio Oriente, seguendo le manovre navali avversarie e non solo. Ha edificato nella regione del Khirbet al-Harra, nei pressi del Golan, il “Centro S”, puntato verso Israele. Dalla Siria, i voli aerei e le crociere navali hanno permesso a Putin di raccogliere informazioni critiche sull’Iran e sulle infrastrutture militari che puntellano il bacino mediterraneo, verosimilmente anche sulle nostre.

E qualche flop

​Ma il Gru ha pure rimediato figuracce, fallendo nel colpo di stato in Montenegro (2016), scivolando sull’avvelenamento dell’agente doppio Sergeij Skripal e gestendo maldestramente il dossier Navalny. Sono incidenti di percorso nella storia di un servizio segreto più che centenario, fondato nel 1918. Ne sentiremo ancora parlare.

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