venerdì 3 marzo 2017
In 250mila con la piccola, 14 mesi, che ha sedici mesi ed è collegata alle macchine. Il Consiglio di Stato deve decidere sul caso dell’ospedale di Marsiglia
Una manifestazione a Marsiglia per Marwa

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La Francia si è commossa per la storia di Marwa Bouchenafa, una bimba di Nizza ricoverata lo scorso settembre, a soli 16 mesi, nel principale ospedale di Marsiglia (La Timone), dopo un’infezione virale fulminante che ha provocato gravi lesioni cerebrali. In assenza di miglioramenti, la vita della bimba è adesso sospesa ad una decisione del Consiglio di Stato, il più alto foro amministrativo transalpino. Per i medici del nosocomio, non ci sono più speranze. Era così giunta già il 4 novembre la decisione collegiale di staccare la spina, invocando il carattere «non ragionevole» delle cure prodigate, secondo un’interpretazione molto controversa della legislazione sul fine vita. La famiglia, però, non vuole.

Come nel caso del paziente tetraplegico Vincent Lambert, i genitori non si danno per vinti, sorretti da tutti i parenti. Si sono così rivolti al tribunale ammini-strativo di Marsiglia che, l’8 febbraio, ha dato loro ragione, ritenendo la decisione medica «prematura, poiché presa al termine di un periodo non sufficientemente lungo per valutare con certezza l’inefficacia delle terapie in corso e il consolidamento dello stato di salute della bambina». Inoltre, per i giudici, «la sola circostanza che una persona sia in uno stato irreversibile di perdita dell’autonomia che la rende tributaria di un’alimentazione e di una ventilazione artificiali non dovrebbe in sé caratterizzare una situazione nella quale il proseguimento del trattamento appare ingiustificato in nome del rifiuto dell’ostinazione irragionevole». Nel frattempo, la petizione lanciata dai genitori è stata firmata da quasi 245mila francesi.

Ma la direzione ospedaliera ha finito lo stesso per presentare un appello al Consiglio di Stato, che ha analizzato il caso proprio ieri. Il verdetto dovrebbe giungere all’inizio della prossima settimana. Per i genitori, Marwa reagisce agli stimoli, come la voce della sorellina. «Non perdiamo la speranza», ripetono. Ai microfoni della radio pubblica, la madre ha implorato il rispetto della vita: «Marwa non è un animale malato da abbattere. Marwa è pienamente cosciente. È prigioniera del suo corpo. È handicappata e gli handicappati hanno il diritto di vivere». Ma per i medici, i movimenti della piccola sono dei «riflessi» che non preannunciano possibili miglioramenti. Al contempo, ammettono che è impossibile determinare se la bimba stia soffrendo o meno. Per l’autore della legge sul fine vita, il deputato neogollista (proprio della Costa Azzurra) e medico Jean Leonetti, data la complessità del caso, «la decisione della giustizia potrebbe fare giurisprudenza». In teoria, i medici hanno margini di decisione, ma molti osservano che la professionalità non può bastare sempre per evitare «scelte inumane».

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