martedì 3 maggio 2016
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NEWYORK Dal genocidio di cristiani perpetrato dal Daesh alla campagna contro le chiese in Cina, la libertà religiosa è «sotto grave e continua aggressione » in tutto il mondo, secondo il governo americano. I motivi e i colpevoli sono elencati nella relazione annuale della Commissione Usa sulla libertà religiosa, agenzia pubblica ma indipendente, che quest’anno ha puntato il dito contro i soliti sospetti (Corea del Nord, Iran, Sudan) ma ha anche criticato per la prima volta alleati Usa come l’Egitto e Paesi con cui l’Amministrazione Obama ha cercato di migliorare le relazioni, come il Vietnam. Il rapporto esordisce dichiarando il trattamento che il Daesh riserva a yazidi, cristiani e altre minoranze come «uno sforzo genocida per cancellare la loro presenza » dall’Iraq e dalla Siria. Quando all’Egitto, la commissione contrappone alle dichiarazioni pubbliche del Cairo nel segno della tolleranza religiosa comportamenti che «favoriscono un clima di impunità », omettendo di perseguire i responsabili di violenze settarie, in particolare contro i copti. In Cina, il governo comunista ha «intensificato la sua persecuzione di gruppi religiosi» e «le comunità cristiane hanno portato il peso maggiore dell’oppressione». Analogamente, il Vietnam continua a controllare «quasi tutte le attività religiose» nella nazione e il governo «reprime individui e gruppi visti percepiti come minacce all’autorità statale». In Eritrea, fino a 3mila persone sono state imprigionate per motivi religiosi e hanno ricevuto «punizioni crudeli». In Pakistan più persone stanno scontando l’ergastolo o sono nel braccio della morte per blasfemia di qualsiasi altro Paese del mondo. In conclusione, il gruppo, presieduto dall’intellettuale cattolico Robert George, invita il Dipartimento di Stato ad aggiungere otto nazioni alla sua lista di «Paesi che destano particolare preoccupazione». A Birmania, Cina, Eritrea, Iran, Corea del Nord, Arabia Saudita, Sudan, Turkmenistan e Uzbekistan, la commissione vorrebbe affiancare Egitto, Vietnam, Iraq, Nigeria, Pakistan, Siria e Tagikistan come «osservati speciali della politica estera Usa». L’Amministrazione Obama ha fatto notizia il mese scorso quando il segretario di Stato John Kerry ha definito «un genocidio» i crimini commessi dal Daesh contro i cristiani e altre minoranze religiose ed etniche. Il termine non veniva impiegato dal 2004, quando Bush lo adottò per condannare gli eccidi in Darfur. Il rapporto sulla libertà religiosa del 2016 ribadisce il concetto e lancia un appello all’azione: «Gli Stati Uniti e altri Paesi devono moltiplicare gli sforzi per difendere questa libertà fondamentale in tutto il mondo». © RIPRODUZIONE RISERVATA Una cristiana in preghiera a Karachi, Pakistan (Reuters)
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