domenica 3 aprile 2016
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TRIPOLI Continuano le “adesioni” al governo di unità nazionale libico guidato da Fayez al-Sarraj. E il primo, imprescindibile, passo non può che riguardare il motore chi quel che resta dell’economia libica. Ieri i vertici della compagnia petrolifera di Stato libica, la National Oil Corporation, hanno assicurato di voler contribuir a «porre fine a un periodo di divisioni e di rivalità ». «Insieme al recente annuncio della Guardia delle strutture petroliere sull’intenzione di riaprire i terminal di esportazione bloccati – ha detto il presidente della Noc, Mustafa Sanalla – spero che Noc e le risorse petrolifere del paese siano in grado di fornire una piattaforma solida su cui costruire la ripresa del Paese». Sostegno anche dall’Unione delle municipalità della Libia del Sud – alla quale aderiscono tredici comuni – ha espresso «sostegno » al programma di pacificazione nazionale, chiedendo però all’esecutivo di «operare urgentemente per garantire sicurezza alle frontiere meridionali del Paese; lavorare nell’immediato per garantire agli abitanti la liquidità, l’elettricità, le medicine, la farina». Da parte sua Sarraj ha assicurato «che la transizione sarà pacifica». Ma non mancano le resistenze, come quella manifestata (ancora una volta) dal presidente del Parlamento di Torbuk, Aguila Saleh, che si rifiuta di riconoscere la legittimità del governo di unità nazionale finché i deputati non avranno votato la fiducia alla lista dei ministri. Intanto un nuovo allarme arriva dal Dipartimento di Stato americano. Che ha invitato i propri connazionali in Tunisia a non recarsi nelle regioni del sud-est del Paese al confine con la Libia e in quelle montuose dell’ovest a causa della «minaccia del terrorismo». Resta uno dei nodi più drammatici del Paese: la “gestione” dei flussi migratori. Ieri, secondo la denuncia di Migrant Report, almeno cinque migranti africani sono morti e altri 15 feriti sono rimasti feriti dopo che le guardie del centro di detenzione di Zawiya, città libica a pochi chilometri da Tripoli, hanno aperto il fuoco durante un tentativo di evasione. Il centro di detenzione è gravemente sovraffollato, con oltre 15 mila migranti rinchiusi in condizioni terribili, senza servizi igienici o strutture mediche adeguate. La maggior parte dei migranti detenuti nel centro sono stati arrestati o intercettati in mare quest’anno. ( E.A.) © RIPRODUZIONE RISERVATA La prima uscita a Tripoli di Sarraj (Ansa)
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