sabato 7 maggio 2016
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Recarsi da un notaio, accompagnati dai rispettivi avvocati, per «divorziare consensualmente ». In Francia, questa prospettiva spacca l’opinione pubblica, da quando il governo socialista ha innestato un emendamento in tal senso in una bozza di legge incentrata su altro: la “modernizzazione” del sistema giudiziario. A passi felpati, l’emendamento è stato già approvato in Commissione parlamentare e adesso attende di approdare in Aula il 17 maggio. Ma contro il provvedimento giunto come un fulmine a ciel sereno, una vasta mobilitazione attraversa il Paese, anche per ricordare che ogni riforma su un tema delicato come il matrimonio merita sempre un’approfondita riflessione della società: in ogni caso, non certo un innesto legislativo frettoloso e periferico, il quale appare a molti, già in sé, come «una spia dello scarso credito che l’esecutivo accorda alle famiglie». L’Unione nazionale delle associazioni familiari (Unaf) ha alzato la voce ieri per denunciare una riforma «inaccettabile che non tiene minimamente conto delle realtà» delle separazioni, sempre segnate da sofferenze e da rapporti di forza che meritano di essere vagliati da un giudice, il quale deve restare «il garante dell’interesse dei figli e del mantenimento dei loro legami con i genitori dopo la separazione ». In proposito, criticano la misura pure le associazioni di avvocati e di magistrati, così come molti giuristi. Ma per il guardasigilli socialista, Jean-Jacques Urvoas, occorre una «semplificazione» volta alla «pacificazione delle relazioni fra sposi». Il ministro sottolinea pure che l’atto dal notaio non potrà comunque applicarsi quando un figlio minorenne chiederà di essere ascoltato da un giudice. Anche tante voci del mondo cattolico biasimano lo strappo governativo, il quale coincide con il tentativo d’imporre dall’alto una «banalizzazione del divorzio », come ha spiegato ad esempio Oranne de Mautort, vicedirettrice del Servizio Famiglia della Conferenza episcopale francese. E il quotidiano cattolico La Croix ha pubblicato un editoriale dal titolo eloquente: «Divorzio, una vittoria dell’individualismo ». © RIPRODUZIONE RISERVATA
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