giovedì 11 agosto 2016
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Gli Stati Uniti hanno denunciato il «genocidio» perpetrato contro le minoranze sciite, cristiane e yazide. L’analisi è contenuta nel Rapporto annuale sulla libertà religiosa nel mondo stilato dal Dipartimento di Stato. «Daesh ha perseguito la sua brutale strategia, che il segretario di Stato John Kerry ha giudicato essere un genocidio, contro yazidi, cristiani, sciiti e altri gruppi vulnerabili nei territori da esso controllati». Il termine «genocidio», che induce importanti implicazioni giuridiche nel Diritto americano, era stato già impiegato da Kerry e da esperti dell’Onu per classificare i crimini che sono stati commessi dai jihadisti in Iraq e Siria. Essi, rileva il Rapporto del Dipartimento di Stato, sono «responsabili di atti barbari, come omicidi, torture, tratta di esseri umani, stupri e crimini sessuali contro le minoranze religiose ed etniche». Il documento si riferisce anche a Boko Haram, che ha giurato fedeltà al cosiddetto “Stato islamico” nel marzo 2015. Il rapporto indica che il gruppo «ha effettuato attacchi violenti e indiscriminati contro i cristiani e i musulmani che avevano denunciato o contrastato la loro ideologia violenta» con «un aumento di attacchi contro chiese e moschee, in cui spesso sono rimasti uccisi fedeli durante la Messa». Gli Stati Uniti accusano anche il governo siriano «e i suoi alleati delle milizie sciite» di «uccidere, arrestare e abusare fisicamente sui sunniti e membri di gruppi religiosi». Il rapporto considera infatti una delle tendenze più preoccupanti nel mondo la prevalenza di «codici legali che criminalizzano duramente la blasfemia e l’apostasia», che «minano i diritti umani universalmente riconosciuti». John Kerry
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