mercoledì 1 aprile 2015
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​Yarmuk, alla periferia di Damasco, è tra i campi profughi palestinesi più noti. Tristemente noto anche per la tragedia senza fine che qui si sta consumando di pari passo con il conflitto esploso nel Paese nel marzo del 2011 dopo l'inizio di inedite proteste antigovernative. Secondo le Nazioni Unite all'interno del campo profughi, trasformato in campo di battaglia e ormai ridotto a un cumulo di macerie e a un agglomerato di edifici semidistrutti, restano intrappolati circa 18mila palestinesi e siriani, che continuano a patire la fame, con l'acqua potabile che scarseggia così come l'elettricità.
Yarmuk era stato aperto nel 1957 per accogliere i palestinesi in fugadalla guerra arabo-israeliana del 1948. Prima dell'inizio del conflitto in Siria qui vivevano circa 150mila rifugiati palestinesi e siriani. Yarmuk era una città nella città, con le sue moschee, le scuole, gli edifici pubblici e gli ospedali. Ma dal 2012 è finito per essere teatro di combattimenti tra le forze del governo di Bashar al-Assad e l'opposizione armata. I ribelli si sono ritirati dall'area nel febbraio dello scorso anno.I jihadisti del sedicente Stato Islamico (Is), secondo notizie che nonè possibile verificare in modo indipendente ma che sono state riportate sia dall'Osservatorio siriano per i diritti umani che da fonti palestinesi, hanno ora occupato molte aree del campo, per lo più nella zona sud. I jihadisti secondo alcune fonti avrebbero attaccato anche il Palestine Hospital, l'ospedale principale più volte bombardato in passato.
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