mercoledì 20 aprile 2022
«Kiev si è rivolta alla Croce Rossa per restituire i cadaveri dei soldati caduti ma il governo di Mosca li ha rifiutati». I dossier degli ispettori Ocse: vittime senza nome e prigionieri di guerra
Quei corpi di soldati russi che Putin non vuole indietro
COMMENTA E CONDIVIDI

Sono almeno 7.280 i presunti crimini di guerra commessi dai russi sotto inchiesta in Ucraina. Lo ha riferito la Procura generale, aggiungendo che sono 205 i bambini uccisi dall’inizio dell’invasione russa. Ma ad accusare Mosca sono soprattutto le istituzioni internazionali. Come confermano le 108 pagine del primo report dell’Osce, l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa, che ha inviato una missione in Ucraina. Nel dossier non vengono sottovalutate le accuse di abusi rivolti anche a Kiev. Per tre settimane, gli ispettori dell’Osce hanno operato sul terreno grazie, ironia della sorte, al “Meccanismo di Mosca”, che stabilisce le linee guida per la protezione dei diritti umani nella competenza dell’Organizzazione. Meccanismo invocato dall’Ucraina e da altri 45 Stati. La prima missione di tre esperti si è conclusa con un rapporto consegnato il 5 aprile. Con una premessa: «La Russia è l’aggressore e quindi responsabile di tutte le sofferenze umane in Ucraina, che siano o meno il risultato di violazioni del diritto internazionale umanitario e anche quando sono direttamente causate dall’Ucraina, perché anche questo non sarebbe successo se l’Ucraina non si fosse difesa dall’invasione russa».

In altre parole, le eventuali violazioni commesse dalle forze di Kiev, per perseguibili, vanno considerate nell’ottica, per dirla nel diritto italiano, del cosiddetto «eccesso di legittima difesa».

Una delle conquiste di civiltà, sancite nelle convenzioni internazionali, riguarda “il rispetto dei morti”. Gli ispettori hanno raccolto decine di filmati, molti pubblicati sui social, nei quali vengono esposti i corpi dei caduti: «Non è un modo accettabile per identificarli e informare le loro famiglie».

L’uso di software di riconoscimento facciale da parte dell’Ucraina «può permettere l’identificazione di alcuni dei morti, ma per preservare la dignità di questi ultimi i risultati non devono essere resi pubblici o essere sfruttati a fini propagandistici». L’Ucraina, viene spiegato, si è rivolta al Comitato internazionale della Croce rossa, in vista della restituzione dei corpi dei soldati russi alla Russia ma quest’ultima «ha rifiutato di riceverli». Gli oltre mille cadaveri dei soldati, inoltre, «che la Russia non vuole accettare, creano un serio problema di salute pubblica e ambientale», poiché le celle refrigeranti non sono sufficienti a conservare tutte le salme rinvenute.

C’è poi il capitolo dei prigionieri di guerra. In Donbass i belligeranti si promettono combattimenti all’ultimo sangue. «Per il momento non c’è ancora la conferma che il Comitato della Croce Rossa (Cicr) sia autorizzato a visitare i prigionieri di guerra, ma i negoziati tra il Cicr e le due parti sono in corso». Altro rimprovero rivolto a Kiev riguarda l’accusa indiscriminata ai prigionieri di guerra per «violazione dell’integrità territoriale dell’Ucraina».

«I combattenti – ricorda l’Osce – hanno il diritto di partecipare direttamente alle ostilità («privilegio del combattente», ndr), il che significa che non possono essere puniti per la loro semplice partecipazione alle ostilità, anche se tale partecipazione costituisce un reato penale secondo la legislazione interna del nemico».

Possono invece essere puniti se hanno commesso crimini di guerra, che dovranno essere accertati. Nella lista delle violazioni a carico di Kiev figurano anche 45 casi di «maltrattamenti da parte di agenti di polizia, membri delle forze di difesa volontarie e altri» ai danni di cittadini ucraini sospettati d’essere filorussi, o di ladruncoli acciuffati mentre saccheggiavano le case degli sfollati.
Ai vari ispettori sul campo spetta ricostruire diversi casi controversi. Tra i più recenti vi è l’attacco, attribuito a Mosca, contro la stazione di Kramatorsk, quando vennero uccise da un missile oltre 50 persone. Secondo diversi analisti, l’obiettivo non era lo scalo ferroviario nel quale si trovavano oltre 4mila persone in procinto di lasciare le zone di conflitto, ma un sito militare a poca distanza. Il missile sarebbe stato intercettato dalla contraerea che però non è stato in grado di distruggerlo in volo e perciò avrebbe deviato la sua corsa precipitando in mezzo ai civili.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: