venerdì 16 aprile 2021
Dei 9 condannati, 5 sono cattolici. Non sono stati puniti per atti violenti. Ciò che è stata inflitta loro è una punizione con un forte significato intimidatorio
L'attivista Lee Cheuk-yan con le mani alzate dopo la sentenza

L'attivista Lee Cheuk-yan con le mani alzate dopo la sentenza - Reuters

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Da decenni protagonisti della vita pubblica, i nove esponenti dell’opposizione che sono stati condannati sono persone rispettate dalla gente di Hong Kong. E non sono stati puniti per atti violenti, né sono attivisti sconsiderati: il più giovane ha 64 anni, il più anziano 82. Ciò che è stata inflitta loro è invece una punizione con un forte significato intimidatorio e che ferisce il cuore della Chiesa locale. Una cosa inimmaginabile per la città, che era libera fino allo scorso anno.

Cinque di loro sono cattolici. Martin Lee, il padre della democrazia di Hong Kong, è un avvocato di 82 anni, fondatore del Partito democratico, tra gli autori della Carta costituzionale della città. Per i cattolici una figura familiare, un credente che ogni mattina partecipa e legge alla Messa nella centralissima chiesa di San Giuseppe. Tra i consiglieri più apprezzati della diocesi, lo ricordo in prima fila nei principali eventi della comunità cattolica. L’ultima volta che abbiamo parlato fu nel marzo 2019, al ricevimento di addio ad Ante Jozic, rappresentante della Santa Sede, ora nunzio in Bielorussia. Queste condanne feriscono il cuore della Chiesa, toccata nei legami più cari. A chi dice che i cattolici sono divisi, va risposto che non lo sono affatto di fronte a Martin, fratello amato e condannato per i suoi ideali: un «uomo buono, mite, saggio, innocente ed amico».

Al cattolicesimo appartiene il parlamentare e sindacalista Lee Cheuk-yan, 64 anni: un amico carissimo legato ai missionari del Pime da vincoli familiari. La moglie Elizabeth fu “adottata”, piccola orfana insieme alle due sorelle, da padre Adelio Lambertoni, di Velate (Varese), dove i coniugi Lee si recano ogni anno a visitarne la tomba. Battezzato nella chiesa anglicana, Cheuk-yan frequenta con la moglie sindacalista e la figlia la parrocchia e la casa del Pime. La loro è una vita tutta dedicata alla giustizia sociale, motivati dalla fede cristiana. E lo ha ribadito al processo. Lo scorso novembre 2019, Lee parlò a Milano: in quell’occasione fui invitato ad illustrare l’opera dei missionari del Pontificio istituto missioni estere (Pime) a favore dell’impegno sociale dei cristiani. Per questo oggi possiamo dire che sono stati condotti in carcere sorelle e fratelli che hanno preso seriamente l’annuncio evangelico. Impegnati per la libertà.

Anni fa Cyd Ho, 66 anni, mi disse, durante una manifestazione per il “diritto di residenza” al Charter Garden, che da ragazza aveva ricevuto il battesimo da un missionario del Pime. Cattolica è anche la mite intellettuale Margareth Ng, 73 anni, che la fatidica notte del 1 luglio 1997, a fianco di Martin Lee, si rivolse al popolo di Hong Kong dal balcone del Parlamento. Chiesero la libertà e la democrazia, come promesse dalla nuova Costituzione della città. Cattolico è Jimmy Lai, 72 anni, in prigione già da tempo, fondatore di Apple Daily, il giornale più popolare di Hong Kong. Si convertì da adulto grazie all’allora vescovo Joseph Zen. Insieme a loro sono stati condannati altri amici, compagni di tanti momenti. Il coraggioso politico Albert Ho, 69 anni, nel novembre del 2019 fu picchiato alla vigilia di un viaggio in Italia. Leung Kwok-hung (ovvero “capelli lunghi” per la vistosa capigliatura), protagonista di mille battaglie non violente sulle strade di Hong Kong, sempre vestendo la maglietta di Che Guevara. In prigione da oggi ci sono uomini e donne testimoni, puniti per l’impegno civico e, per alcuni tra loro, per praticare la loro fede. Sono i confessori dei nostri giorni: meriterebbero più riconoscimento. Ma il nostro tempo e questo mondo non amano la libertà.

Missionario del Pime per 30 anni a Hong Kong

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